Un traffico di droga internazionale è stato scoperto dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che, dalle prime ore del mattino, stanno eseguendo numerosi arresti nel Nord barese.
Le indagini degli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di fare luce sugli affari sporchi di una presunta organizzazione criminale che avrebbe smerciato ogni tipo di sostanza stupefacente – proveniente dalla Colombia e dalla Spagna – sul mercato del Nord barese, tra Andria Barletta e Trani, ma anche su tutto il territorio nazionale, da Milano a Palermo.
I 18 arrestati dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio diingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana e detenzione a porto abusivo di armi. Disposto anche il sequestro di beni a carico del capo dell’organizzazione, un 58enne di Andria, e dei suoi familiari, per un valore un milione e mezzo di euro. L’indagine costituisce lo sviluppo di una precedente operazione fatta sempre dai carabinieri di Bari nel dicembre del 2013, che consentì di individuare importanti canali del narcotraffico internazionale che portavano in Italia chili e chili di cocaina, hashish e marijuana, provenienti dalla Colombia attraverso la Spagna, che poi venivano rivenduti nei principali capoluoghi italiani dopo lo smistamento sulla piazza del nord barese, tra Andria, Barletta e Trani.
La banda aveva sviluppato sofisticati stratagemmi di trasporto, comunicazione e informazione per aggirare le indagini delle forze dell’ordine. Droga nascosta in doppifondi, mattoni di cemento cavi, batterie delle auto svuotate, nonché barre di alluminio vuote, usate per il sostegno dei teloni di copertura dei camion. Per essere sicuri di muoversi e parlare tranquillamente i criminali potevano contare su un’agenzia di sicurezza che effettuava bonifiche sui mezzi alla ricerca di microspie e su un’altra agenzia di pratiche automobilistiche che controllava le targhe di auto sospette per escludere pedinamenti da parte delle forze di polizia.
Ogni carico di cocaina poteva valere 100 ai 250 mila euro per un giro d’affari mensile attorno agli 800mila euro, che poi venivano reinvestiti anche in beni immobiliari posti sotto sequestro per un valore di circa un milione e mezzo di euro. Tra questi la casa della figlia e del cognato del boss della banda, che dichiaravano redditi ai limiti della sopravvivenza.
Monica Arcadio
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