Ci
aspettavamo che dopo cinque lunghi anni di assoluta indifferenza e di crescente
desertificazione del quartiere completamente distaccato, fisicamente e
istituzionalmente, dal resto della città, dovesse tornare alla ribalta della
scena mediatica l’attenzione verso di noi, verso tutte quelle persone umiliate,
denigrate ed emarginate che ormai in questo periodo di campagna elettorale sono
diventate solo numeri come quelli delle sezioni stampati sulle tessere
elettorali. Anche questa volta sono passati vagoni interi di soggetti ambiziosi
e desiderosi di risolvere con urgenza i nostri problemi, quelli dei nostri
figli e delle future generazioni. Una faccia tosta di quelle che se ne trovano
poche e che dimostrano come, anche in politica, l’impunità porti a ripetere
atteggiamenti che dovrebbero appartenere ad altre ere politiche ma che si
riciclano come i rifiuti che nel quartiere trovano sempre un posto in primo
piano.
Assistiamo
allo schifo rappresentato dai metodi utilizzati per carpire il voto della
povera gente e delle migliaia di disoccupati, che sono diventati talmente
ciechi da non riuscire a vedere più la luce in fondo ad un tunnel che non
finisce mai. Quel tunnel della promessa reiterata che tiene sul filo tutti
questi giovani strumentalizzati ed usati da personaggi di bassissimo rango
abituati a tenere sempre la gente sul filo e questa è un’arma paurosa che i
politici usano a proprio piacimento per creare quella schiera di servi sempre
disponibili e disposti a seguirli per vedere arrivare il proprio momento purché
sia precario perché il cordone ombelicale del servilismo politico non si deve
mai interrompere.
Siamo
disgustati da quanto proprio in queste ore accade nel quartiere. Ora ci
vogliono vedere tutti contadini a zappare la terra per darci qualcosa da fare
visto che i residenti disoccupati hanno tanto tempo libero. Dedicarsi alla
terra per ammazzare il tempo e per procurarsi il cibo quotidiano per poter
soddisfare i bisogni primari. Ma a parte la buona volontà di soggetti privati,
noi ci aspettavamo altro e qualcosa di più gratificante. Noi ci aspettavamo che
da un corretto ed intelligente utilizzo della zona franca urbana nascesse la
cittadella dell’industria, dell’occupazione e dello sviluppo produttivo invece
lo zero assoluto grazie all’inefficienza ed incapacità di chi comanda questi
processi bloccati. Ci aspettavamo che nascesse l’area mercatale integrata con
l’utilizzo dell’area fieristica prevista nel piano regolatore con
l’insediamento di grandi strutture di vendita che attirassero migliaia di
persone; ci aspettavamo la realizzazione della Questura in un’area strategica
dal punto di vista territoriale e ci aspettavamo che quello che era il fulcro
della cultura ad Andria con la Scuole che rappresentavano le eccellenze dessero
vita alla cittadella della cultura e dell’istruzione. Nulla di tutto questo e
la scuola rischia pure di chiudere nell’indifferenza generale.
Un
quartiere abbandonato e violentato da chi non sa, da chi non conosce, da chi
non vuole conoscere e sapere. Violentato ed infangato da chi vuole continuare a
raccogliere senza aver imparato a seminare e da chi crede che il raccolto debba
essere sempre pieno per il sol fatto di avere davanti a sé persone bisognose,
di tutto.
Il
Presidente del Comitato di Quartiere, Pietro Carnicelli e il Segretario
Riccardo Anzioso, hanno detto: “non pensavamo si potesse arrivare a questo
degrado umano da parte dei raccattatori di voti che girano per il quartiere.
L’unica consolazione è che, di sicuro, dopo il 31 maggio, almeno per i prossimi
cinque anni, non li vedremo più”.
“Se
pensano di meritare il nostro voto per aver ripristinato una pensilina da
quattro soldi alla fermata del bus, si sbagliano di grosso e continuano ad
umiliarci e a non avere rispetto per le persone e per i cittadini” – hanno
detto i dirigenti del Comitato.
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