Il
Reddito di Dignità regionale: motivazioni e caratteristiche dell’intervento.
Con
la presente legge si introduce il Reddito di Dignità regionale, una misura di
contrasto alla povertà e all’esclusione sociale che si caratterizza per
l’universalità, per il riferimento alle risorse economiche familiari e per la
previsione di un percorso di attivazione economica e sociale dei
beneficiari. E si pongono anche le basi
per la costruzione e il rafforzamento di un sistema integrato di servizi e
interventi che mirano a rispondere alle domande e ai bisogni dei cittadini
pugliesi in condizioni di disagio economico e sociale.
Le
motivazioni dell’introduzione del ReD sono forti ed evidenti. Da tempo si
segnala l’assenza nel nostro ordinamento nazionale, a differenza che nella
quasi totalità dei paesi europei, di un istituto nazionale di sostegno per
tutte le persone in difficoltà economica. L’Italia spende per la lotta alla povertà
in modo poco efficace e in misura sensibilmente inferiore alla media dei paesi
comunitari.
Questa carenza, da tempo nota, è divenuta stridente in questo
periodo di crisi, in cui, sia per la caduta del reddito medio sia per l’aumento
delle disuguaglianze, i poveri sono aumentati in misura significativa in tutto
il paese e nelle regioni del Mezzogiorno in particolare. Dalle ultime rilevazioni dell’Istat si
deduce per la Puglia un tasso di povertà assoluta intorno all’8%, ovvero per
circa 320 mila persone. Il disagio è aumentato in
modo più intenso per minori, giovani e famiglie numerose: le categorie oggi
meno tutelate. D’altro canto l’esperienza di questi anni mostra come le misure
di sostegno al reddito, oltre ad avere la funzione di contrasto alla povertà e di
promozione dell’equità sociale, possano agire in periodi di crisi come
stabilizzatori automatici mediante il sostegno alla domanda interna e ai
consumi.
È quindi forte la
necessità di un intervento che miri a combattere la
povertà, a riattivare le energie espulse dal mercato del lavoro, a porre le
basi per uno sviluppo equo e duraturo.
Il Reddito di Dignità persegue queste finalità e si
connota per le seguenti principali caratteristiche:
-
si propone di essere universalistico: in una prima
fase di implementazione è assegnato a tutte le famiglie con risorse economiche
inferiori alla soglia reddituale e patrimoniale (ISEE < 3000 euro) e in
condizioni di specifica fragilità economica e sociale (giovani e giovani coppie
con figli minori, disoccupati, famiglie numerose), per verificare
successivamente la possibilità di estendere la platea di beneficiari.
-
è uno strumento di inclusione attiva: accanto al trasferimento monetario
si prevede un programma di inserimento sociale e lavorativo e l’accesso ad opportunità formative. Il
percorso di inclusione attiva, oltre ad avere una funzione di deterrenza
rispetto a dichiarazioni non veritiere sullo stato di disagio economico
familiare, colloca la misura nel quadro della strategia europea per
l’inclusione sociale.
-
è condizionato ad un patto di inclusione sociale sottoscritto tra il soggetto beneficiario e
l’Ambito territoriale sociale di riferimento. Il Patto è condizione per la
fruizione del beneficio, è differenziato a seconda delle caratteristiche
individuali ed è finalizzato ad una presa in carico complessiva del nucleo
familiare.
-
è stabile nel tempo (si prevede uno stanziamento di
risorse per cinque anni), ma è disciplinato in modo che a livello individuale
si eviti la “trappola della povertà”: è sospeso dopo 12 mesi, ma può riprendere
dopo un periodo di interruzione. Sono previsti meccanismi per disincentivare comportamenti
opportunistici e elusivi (clausole di sospensione e revoca).
L’intervento sarà attuato mediante una procedura
aperta o “a sportello”, supportata da:
a) un
catalogo per i potenziali beneficiari che presentano domanda, con la
possibilità di esprimere una opzione rispetto al tipo di tirocinio e al
contesto in cui svolgerlo, rispetto alle proprie competenze e aspirazioni;
b) un
catalogo per i soggetti pubblici, privati e del privato sociale, ospitanti i percorsi di inclusione attiva, con
la possibilità di esprimere anche i fabbisogni di competenze e di formazione
professionalizzate per supportare il tirocinio;
c) progetti
di tirocinio presentati da imprese, enti pubblici e terzo settore;
d) una
piattaforma informatica per la gestione di una procedura completamente
dematerializzata, user-friendly, multiattore e trasparente: la Puglia si pone
nello scenario nazionale come la prima Regione già pronta per una gestione
moderna e in linea con il Codice Digitale;
e) una
equipe multiprofessionale, composta da
personale dei Comuni (Ambito territoriali) e dei Centri per l’impiego pubblici,
in collaborazione
con soggetti privati e del privato sociale che erogano servizi per le
politiche attive del lavoro, con il compito di valutare il profilo di
competenze, le domande sociali, le condizioni di fragilità economica/abitativa/
di definire il patto individuale per l’inclusione attiva, abbinando tirocinante
e tirocinio, e monitorando lo svolgimento dei patti rispetto agli esiti e agli
impatti.
Il trasferimento economico è quantificato fino
all’importo massimo di 600 euro mensili per una famiglia di 5 componenti, che
varia al variare della composizione familiare (in base alla scala di equivalenza
ISEE) ma – in una prima fase - non varia al variare del reddito disponibile;
successivamente tale importo potrà essere rideterminato e commisurato alla
differenza tra la soglia massima e il reddito disponibile familiare.
La realizzazione della Misura “Reddito di
Dignità” avrà una forte regia regionale
e sarà gestita da equipe multiprofessionali
nei territori.
Le
caratteristiche dell’intervento e la dimensioni delle risorse che saranno
attivate consentono di stimare un impatto significativo in termini di contrasto
alla povertà. Il Reddito di Dignità, già dal primo anno di applicazione, potrà
raggiungere circa 60.000 individui a fronte di circa 320.000 individui poveri
residenti in Puglia.
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