Momenti di altissima tensione ieri in SIA, la società di igiene urbana del consorzio di bacino Ato/fg 4 dell’ambito ofantino. L’azienda, com’è noto, è ad un passo dal fallimento e quella di ieri avrebbe dovuto essere la giornata della speranza e dell’ok al risanamento. Ok slittato al 31 luglio. Sul recupero dei 4milioni di debitoria e l’adeguamento dei contratti (leggi aumento TARI) nel brevissimo termine vi sarebbe, infatti, solo l’accordo dei comuni dei 5 reali siti e dell’ente capofila, Cerignola. Netto rifiuto, invece, dalla BAT che diserta nuovamente l’assemblea. Non solo. I sindaci di Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia fanno sapere, a mezzo fax, che proprio non intendono concorrere al ripiano ed all’indigesto aumento delle imposte cittadine, esortando SIA a recuperare i suoi crediti altrove, lì dove sarebbero maturati. Ancora più complicata sarebbe la situazione di Margherita di Savoia, il cui contratto scade il 14 luglio e che, dopo aver tentato una fuga nella Barsa di Barletta, rischia l’emergenza nel bel mezzo dell’estate. Nelle more che decida se concorrere o meno al risanamento, i suoi 40 dipendenti hanno già ricevuto le lettere di licenziamento collettivo.
La grana sul tavolo di Franco Metta, sindaco di Cerignola e presidente del consorzio, è pesante. “Possiamo farcela anche senza la Bat” dichiara a questa testata “ma – avverte- che sia chiaro: questa è la quarta volta che deliberiamo e voglio ricordare ai sindaci della Bat che oggi si smarcano che ad aprile scorso, invece, acconsentirono. Ed è sulla base di questo assenso di massima che Sia ha formulato ed approvato ieri i suoi bilanci”. Ergo, la “fuga” odierna non resterà senza conseguenze. “Stiamo valutando come procedere nei loro confronti, abbiamo l’obbligo morale e giuridico di farlo” avverte Metta. Anche perché, se così è, al di là delle ragioni di fondo – sicuramente fondate e comprensibili- che muovono i sindaci, si tratta di un comportamento istituzionale incosciente oltre che grave.
Come si arrivi ad una simile situazione è già stato spiegato. La malagestione ad un certo punto non è stata più coperta dalle entrate dei comuni extrabacino che fino a ieri sversavano a Forcone Cafiero, sequestrata di recente dalla magistratura. E i buchi sono venuti fuori. A concorrere alla debitoria anche i contratti dei Comuni, mai adeguati all’effettivo costo del servizio come rilevò nell’ottobre scorso una durissima relazione della KPMG.
Al tavolo di ieri anche i sindacati. In ballo ci sono oltre 300 posti di lavoro. Questo mese, ad esempio, i lavoratori non si vedranno erogare gli stipendi. Manca la liquidità. “Se i comuni sottoscrivessero i contratti integrativi di “adeguamento della TARI, il cda potrebbe portarli in banca per ottenere anticipazione di liquidità” continua Metta. Tutto bloccato, insomma, fino al 31 luglio.
Intanto Grottaglie, grazie all’intervento “incisivo” del presidente Emiliano, ha aperto le porte ai rifiuti del consorzio, orfano di siti in cui sversare dopo la saturazione di Forcone Cafiero. Con relativo aggravio dei costi. La miopia delle politiche ambientali regionali si sta drammaticamente rivelando.
Fonte Tele Blu
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