(dal vomito davanti alla cattedrale alla cacca
davanti alla biblioteca la strada è stata breve)
Le grida, le urla e le arrabbiature di chi cura la
Cattedrale di Andria, anche le aree esterne, come fa con dedizione ed amore il
Sacrista presso Capitolo Cattedrale di Andria, devono aver avuto il solo
effetto di spostare, ma solo per un giorno, i segnali dell’inciviltà, del
degrado umano e della stupidaggine a qualche chilometro di distanza. L’effetto
è stato un aumento esponenziale del livello di bassezza che si è espresso dal
solito, consueto, perenne abbandono di urine, feci e vomito davanti alla
Cattedrale, come denuncia il Sacrista in un suo commento pubblico,
all’imbrattamento con feci del portone di ingresso e dell’area antistante
l’accesso alla biblioteca diocesana di Andria.
Di mezzo, in questi casi, c’è sempre la Chiesa la
cui reazione, fortissima, la si attende nel prossimo comunicato stampa
collettivo che si (pre)occupi anche delle tantissime aggravanti che ruotano
attorno a questi vili e deplorevoli episodi di degrado sociale e umano.
Se è vero come è vero che ad imbrattare la
biblioteca diocesana con feci siano stati ragazzini giovanissimi, quasi dei
bambini, questo rappresenterebbe non un’attenuante bensì la prima aggravante
perché se sin da questa tenera età si allenano a gettare cacca su un luogo
simbolo della cultura non osiamo pensare cosa potrebbero fare in età adulta
nella città della tolleranza e del “tutto si può fare”.
Il fatto che l’episodio, come è stato detto dai
rappresentanti della Biblioteca, si sia consumato in una zona urbana ritenuta
abbandonata ed emarginata, covo della microcriminalità e deturpata, tirando in
causa l’incapacità dell’Ente pubblico di intervenire, è la seconda aggravante
mentre la terza è rappresentata dal fatto che di fronte ad episodi che si
ripetono da anni, come denunciato dai custodi di queste strutture pubbliche, di
fatto alcun deterrente sia mai stato posto in essere, al punto che non si ha
notizia di strumenti di dissuasione, soprattutto “umani” come potrebbero essere
almeno le presenze di idonei servizi di Polizia Locale piuttosto che efficienti
sistemi di videosorveglianza
Il fatto che questi episodi degradanti siano quasi
sempre correlati a conseguenze di “esagerazioni” espresse pubblicamente proprio da ragazzini
in tenera età, spesso addirittura circolanti con bottiglie di vino e di
alcolici tra le mani, con genitori che quasi fanno finta di non conoscere i
propri figli per strada, allora le aggravanti aumentano a dismisura ed il
processo può definirsi concluso ed archiviato.
L’aggravante peggiore, però, è data dal fatto che
questi e moltissimi altri episodi accadano in una città che non si pente
affatto di essere in questa condizione, anzi se ne compiace pure,
minimizzandone e banalizzandone le conseguenze, limitandosi a futili
espressioni di solidarietà che sembrano delle vere e proprie prese per i
fondelli; gli stessi da cui escono quelle feci maleodoranti che hanno
imbrattato la Biblioteca diocesana.
Questa sarebbe un’aggravante non ascrivibile solo
agli sporcaccioni ed ai loro procreatori ma anche e soprattutto a quelle
cosiddette “istituzioni” che non sono in grado di controllare il degrado e
l’involuzione sociale della nostra comunità locale, ritenendola addirittura
felice e gioiosa, giungendo persino a felicitarsi per una piazza piena di
gente.
Chissà se un giorno anche coloro che giungono ad
Andria dalle altre città, possano smetterla di continuare a dire: “vengo ad
Andria perché ad Andria c’è casino” e possano, invece, portare con sé il
ricordo di una città che faccia emergere tutte quelle sue qualità, che
possiede, che parlano ogni giorno di impegno sociale, civico, di solidarietà,
di compartecipazione e di opere buone.
Peccato che tutto questo venga messo in secondo
piano, se non addirittura celato.
Se questa dovesse essere l’ennesima, più grande
aggravante allora non ci sarebbe più speranza, per nessuno ma siamo convinti
che non sia e non debba essere così.
*Presidente Associazione “Io Ci Sono!”
#iononsonocandidato
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