Puglia terza nella classifica regionale dell’illegalità ambientale nel 2017, con 3.119 infrazioni accertate. Resta sul podio per i reati legati al ciclo dei rifiuti, del cemento e quelli contro la fauna
Bari, Foggia e Lecce fra le prime dieci province per illegalità ambientale in Italia nel 2017
La diffusa applicazione della legge sugli ecoreati e l’impennata delle inchieste sui traffici illegali di rifiuti sono all’origine dell’incremento registrato nel 2017 degli illeciti ambientali, che sono 30.692 (+18,6% per cento rispetto all’anno precedente, per una media di 84 al giorno, più o meno 3,5 ogni ora), del numero di persone denunciate,39.211 (una crescita del 36%), e dei sequestri effettuati, 11.027 (+51,5%). Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso è stato verbalizzato il 44% del totale nazionale di infrazioni. Il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti. A completare il quadro, un fatturato dell’ecomafia che sale a quota 14,1 miliardi, una crescita del 9,4%, dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.
Sono questi in sintesi i dati nazionali che emergono dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, presentati oggi a Roma. Quelli pugliesi, invece, sono stati illustrati questa mattina a Bari nel corso di una conferenza stampa daFrancesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Renato Nitti, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, del Gen. B. Danilo Mostacchi, Comandante Regione Carabinieri Forestale Puglia, e delTen. Col. Savino Raimo, Capo Ufficio Comando R.O.A.N. Guardia di Finanza Puglia.
«Nel Rapporto Ecomafia 2018, la Puglia conferma il terzo posto nella classifica regionale dell’illegalità ambientale con 3.119 infrazioni accertate. L’abusivismo edilizio, i reati legati al ciclo dei rifiuti e quelli contro la fauna non accennano a diminuire. I numeri pugliesi di Ecomafia 2018 sono il frutto del capillare lavoro di controllo del territorio e contrasto alle illegalità ambientali svolto in tutta la regione dalle Forze dell’Ordine e dalla magistratura che, ormai da tre anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio»dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.
Nella classifica regionale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2017, la Puglia si colloca nuovamente al terzo postocon 3.119 infrazioni accertate, il 10,4% sul totale nazionale, 982 sequestri effettuati, 3.316 persone denunciate e 65 arrestate.
Mentre nella classifica provinciale dell’illegalità ambientale nel 2017, a livello nazionale, Bari, Foggia, Lecce eTaranto si piazzano rispettivamente all’ottavo, nono, decimo e quindicesimo posto con 766, 750, 619 e 461 infrazioni accertate.
Nel 2017, in Puglia, grazie alla Legge 68/2015 sugli ecoreati, le forze dell’ordine, su 1.201 controlli eseguiti, hanno contestato 41 infrazioni, effettuato 9 sequestri e denunciato 41 persone.
Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia rimane al secondo posto, con 677 infrazioni accertate, il 9,3% sul totale nazionale, 811 persone denunciate, 33 arrestate e 317 sequestri effettuati. Mentre, nella classifica provinciale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti nel 2017, a livello nazionale, Foggia, Taranto, Bari e Brindisi si piazzano rispettivamente al secondo, sesto, undicesimo e quindicesimo posto con 202, 155, 104 e 73 infrazioni accertate.
Nel corso dell’anno 2017, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Regionale Puglia hanno sequestrato oltre1.317 tonnellate di rifiuti industriali, 4 discariche abusive e constatato un’evasione dell’ecotassa per un ammontare complessivo pari a euro 16.050.623,27.
Con l’operazione In Daunia venenum, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Bari, è stata individuata un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi che ha provocato gravi danni ambientali nell’agro di Manfredonia ed in altre zone della provincia di Foggia, attraverso lo sversamento nel terreno di sostanze inquinanti quali fosforo, nichel, piombo, rame e mercurio.
Sul fronte dei trafficanti di rifiuti, dal 2002 al 31 maggio 2018, nella nostra regione ci sono state 71 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, circa il 16,5% delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Inchieste che hanno portato a 197 ordinanze di custodia cautelare, 534 persone denunciate, e hanno coinvolto 84 aziende con oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate. Tra le operazioni più importanti Black Fire, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, che ha accertato l’esistenza di un sodalizio criminoso dedito ad attività organizzate per il traffico illecito di diverse migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, smaltiti illegalmente e incendiati su terreni agricoli privati tra i comuni di Foggia, San Severo, Apricena e Torremaggiore.
La Puglia rimane la base logistica per i traffici internazionali di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. Con l’operazione Cannibal Cars, lo scorso febbraio i Carabinieri Forestali di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno arrestato tre imprenditori, denunciato sette persone, sequestrato quattro aziende, decine di mezzi pesanti e beni per un valore di oltre un milione e settecentomila euro. Per tutti l’accusa è di traffico internazionale organizzato di rifiuti pericolosi condotto tra Italia, Egitto, Iran e Libia.
Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia scende dal secondo al terzo posto con 418 infrazioni accertate, il 10,7% sul totale nazionale, 464 persone denunciate, 20 arrestate e 250 sequestri effettuati. Nellaclassifica provinciale dell’illegalità nel ciclo del cemento nel 2017, a livello nazionale, Foggia, Bari e Lecce si piazzano rispettivamente al quinto, settimo e tredicesimo posto con 125, 105 e 81 infrazioni accertate.
È proprio sulla costa che si materializzano i peggiori ecomostri e i peggiori abusi. Villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti direttamente sulla sabbia. Nella nostra regione, gli interventi di abbattimento continuano ad essere pochi e sporadici. Ancora nessun abbattimento per il villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, con le sue 2 mila e 800 villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare del lago. Stesso dicasi per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987. Nel Salento, invece, la Procura della Repubblica di Lecce prosegue da alcuni anni con interventi di demolizione. Un’attività che ha indotto molti proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l’azione delle istituzioni. Lo scorso aprile, il Comune di Lecce ha avviato la demolizione di quattro immobili abusivi a Torre Chianca, Torre Rinalda e Frigole.
Anche il 2017 si è rilevata un’annata particolarmente a rischio illegalità nel settore agroalimentare. Diverse le operazioni portate a termine dai militari del Comando Regionale Carabinieri Forestale Puglia, volte a garantire la sicurezza agroalimentare e a tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni. Tra queste, l’operazione Tavola Pulita,che ha portato i Carabinieri Forestali a sequestrare oltre 186 mila kg di prodotti alimentari per la preparazione dei sott’oli, in quanto sprovvisti di qualsiasi etichetta e in cattivo stato di conservazione.
Altri controlli hanno riguardato la tracciabilità, l’etichettatura e la commercializzazione sia delle carni che dei prodotti ortofrutticoli freschi.
Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo), la Puglia sale al secondo posto con 946 infrazioni accertate (il 13,5% sul totale nazionale), 884 persone denunciate e 273 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale dell’illegalità nella fauna nel 2017, a livello nazionale, Bari, Lecce e la Bat si piazzano rispettivamente al terzo, ottavo e sedicesimo posto con 287, 221 e 147 infrazioni accertate. Una vasta operazione mirata alla lotta al bracconaggio dei Carabinieri Forestali nel Sud barese, in particolare nelle località di Gioia del Colle e di Alberobello, ha portato al sequestro di diversi richiami acustici utilizzati come mezzi di caccia non consentiti e di due fucili.
La corruzione è sicuramente il peggior nemico dell’ambiente. Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente. Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2017, in Puglia ci sono state 30 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 194 persone arrestate, 349 denunciate e 41 sequestri effettuati.
Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, sale al 7° posto con 38 furti di opere d’arte. Nell’ottobre dello scorso anno, con l’operazione Sacra Reliquia, la Guardia di Finanza di Foggia ha recuperato 350 reperti archeologici di notevole interesse storico e archeologico, 20 armi da fuoco di epoca storica e una pantofola papale del XVII secolo d.c. appartenuta a Papa Innocenzo XI. Nel 2017, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari hanno effettuato ben 76 controlli nelle aree archeologiche ritenute potenzialmente più esposte alle aggressioni criminali.
«Occorre completare la rivoluzione avviata con la legge sugli ecoreati – conclude Tarantini – per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose dell’ambiente. È fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello, a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono anche norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie, le agromafie e, sul fronte dei controlli, occorre dare gambe forti alle Agenzie regionali di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del Ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei Ministri».
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