Uffici sparsi tra Barletta e Trani, due milioni e mezzo per l'affitto. La denuncia parte dalle associazioni civiche che ora chiedono un referendum
Fra tre litiganti non gode nessuno. Nella Bat è così dal 2009, anno in cui a giugno erano state celebrate le prime elezioni. Ventiquattro mesi più tardi, la "decisione sciagurata per non si sa quali accordi politici sottobanco" di sistemare gli uffici provinciali fra Barletta e Trani, anche se la sede legale della nuova amministrazione è ad Andria. Rare volte la logica trionfa nelle assemblee politiche.
La denuncia è di Associazioni civiche andriesi, movimento guidato da Sabino Montaruli: "Eravamo la periferia di Bari, adesso siamo diventati la provincia più ridicola d'Italia". E inutilmente costosa, inoltre. A fare i conti in tasca alla giunta Ventola, sono due consiglieri del gruppo Misto: Pina Marmo e Leonardo Lonigro. Per i tre immobili presi in affitto - due a Trani e uno a Barletta - , nei prossimi sei anni dovranno essere sborsati qualcosa come 2 milioni 500 mila euro.
Marmo e Lonigro predicano "prudenza": "Una simile esposizione finanziaria rischia di compromettere l'esistenza stessa della Bat". Eppure, fanno notare, nella "dotazione patrimoniale" della Sesta provincia "sono stati acquisiti tra gli altri un appartamento in via La Pira e parte dell'istituto psicopedagogico, entrambi a Trani". Non erano sufficienti, evidentemente. Tuttavia potevano essere utilizzati senza spendere il becco di un quattrino. Tanto più che dei due edifici tranesi in locazione, solo uno - quello di viale De Gemmis - ospita dipendenti pubblici, ma nello stesso palazzo sono vuoti "molti spazi".
Il risultato? "Disseminare gli uffici per tutto il territorio costringe i cittadini ad un pellegrinaggio estenuante in giro per le città della provincia". Sei sono a Barletta: prefettura, guardia di finanza, Agenzia delle entrate, polizia stradale, Inail, Coni; tre ad Andria: giunta e consiglio provinciale, Inps, Asl; uno a Trani: il tribunale.
Accade questo, inevitabilmente, quando il capoluogo è diviso tre. Fra tira e molla da un campanile all'altro, che sembrano destinati a non avere una fine. Meno che mai lieta. Alle ultime comunali in quel di Barletta, per dirne una, succede che Nicola Maffei, il sindaco ritornato sindaco, deve dare in pasto a Facebook il suo certificato di nascita per dimostrare di essere barlettano doc ed esorcizzare i dubbi insinuati dal centrodestra fra gli elettori. Può succedere, invece, che un giorno o l'altro gli andriesi scelgano d'imboccare la strada del referendum popolare perché sia stabilito una volta per tutte se vogliono fare parte della Bat.
Montaruli non ha dubbi: "Vincerebbero i no. Nella maggioranza dei casi deciderebbero di uscire fuori da questa provincia, che è una fabbrica di poltrone e basta. Associazioni civiche vorrebbe organizzarlo, il referendum. Ma non è possibile, perché manca il regolamento riferito alla consultazione popolare. Regolamento che però, il comune di Andria non vuole approvare. Consiglieri giovani e vecchi volponi, fanno orecchie da mercante. E quelli di Bisceglie intanto, continuano a strizzare l'occhio alla provincia di Bari". Una Bat sull'orlo del crac.
di LELLO PARISE
Fonte : Repubblica
Fra tre litiganti non gode nessuno. Nella Bat è così dal 2009, anno in cui a giugno erano state celebrate le prime elezioni. Ventiquattro mesi più tardi, la "decisione sciagurata per non si sa quali accordi politici sottobanco" di sistemare gli uffici provinciali fra Barletta e Trani, anche se la sede legale della nuova amministrazione è ad Andria. Rare volte la logica trionfa nelle assemblee politiche.
La denuncia è di Associazioni civiche andriesi, movimento guidato da Sabino Montaruli: "Eravamo la periferia di Bari, adesso siamo diventati la provincia più ridicola d'Italia". E inutilmente costosa, inoltre. A fare i conti in tasca alla giunta Ventola, sono due consiglieri del gruppo Misto: Pina Marmo e Leonardo Lonigro. Per i tre immobili presi in affitto - due a Trani e uno a Barletta - , nei prossimi sei anni dovranno essere sborsati qualcosa come 2 milioni 500 mila euro.
Marmo e Lonigro predicano "prudenza": "Una simile esposizione finanziaria rischia di compromettere l'esistenza stessa della Bat". Eppure, fanno notare, nella "dotazione patrimoniale" della Sesta provincia "sono stati acquisiti tra gli altri un appartamento in via La Pira e parte dell'istituto psicopedagogico, entrambi a Trani". Non erano sufficienti, evidentemente. Tuttavia potevano essere utilizzati senza spendere il becco di un quattrino. Tanto più che dei due edifici tranesi in locazione, solo uno - quello di viale De Gemmis - ospita dipendenti pubblici, ma nello stesso palazzo sono vuoti "molti spazi".
Il risultato? "Disseminare gli uffici per tutto il territorio costringe i cittadini ad un pellegrinaggio estenuante in giro per le città della provincia". Sei sono a Barletta: prefettura, guardia di finanza, Agenzia delle entrate, polizia stradale, Inail, Coni; tre ad Andria: giunta e consiglio provinciale, Inps, Asl; uno a Trani: il tribunale.
Accade questo, inevitabilmente, quando il capoluogo è diviso tre. Fra tira e molla da un campanile all'altro, che sembrano destinati a non avere una fine. Meno che mai lieta. Alle ultime comunali in quel di Barletta, per dirne una, succede che Nicola Maffei, il sindaco ritornato sindaco, deve dare in pasto a Facebook il suo certificato di nascita per dimostrare di essere barlettano doc ed esorcizzare i dubbi insinuati dal centrodestra fra gli elettori. Può succedere, invece, che un giorno o l'altro gli andriesi scelgano d'imboccare la strada del referendum popolare perché sia stabilito una volta per tutte se vogliono fare parte della Bat.
Montaruli non ha dubbi: "Vincerebbero i no. Nella maggioranza dei casi deciderebbero di uscire fuori da questa provincia, che è una fabbrica di poltrone e basta. Associazioni civiche vorrebbe organizzarlo, il referendum. Ma non è possibile, perché manca il regolamento riferito alla consultazione popolare. Regolamento che però, il comune di Andria non vuole approvare. Consiglieri giovani e vecchi volponi, fanno orecchie da mercante. E quelli di Bisceglie intanto, continuano a strizzare l'occhio alla provincia di Bari". Una Bat sull'orlo del crac.
di LELLO PARISE
Fonte : Repubblica
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