Nella Bat-Provincia mancano solo i pipistrelli. Li hanno cacciati i muratori un paio d'anni fa, quando cominciò il megarestauro dell'ex monastero dei benedettini ad Andria. L'hanno rimesso a nuovo in pochi mesi per farci la sede della sesta Provincia della Puglia.
Si chiama Bat, appunto, ed è l'acronimo di Barletta-Andria-Trani, ultima diavoleria burocratica dell'Italia
sprecona. C'erano state le elezioni, il Pdl aveva vinto, poi il giorno dopo s'erano accorti che mancava la cosa più importante: il Bat-palazzo. Ma come? La Puglia ha un nuovo ente, un presidente, trenta consiglieri e otto assessori in più da sfamare, e a nessuno viene in mente che urgono uffici e poltrone. Ed è così, stipando gli studenti di una scuola superiore nella sola ala ovest del convento, che dieci comuni ribelli della Puglia hanno fatto la loro secessione. A suon di milioni.
Da queste parti giurano che la Bat era necessaria. Quelle dieci cittadine della Murgia (fanno 392 mila abitanti in tutto, un quartiere di Roma ladrona) invocavano da secoli l'autonomia: tradizioni e dialetto erano così diversi da Bari e Foggia da rendere asfissiante sedere nello stesso consiglio provinciale. Quello che non avevano calcolato, però, era che per mettere d'accordo dieci comuni, ci sarebbero voluti tre capoluoghi, uno ogni sei chilometri, visto che nessuno cedeva lo scettro.
E così "B" sta per Barletta, dove sorge la nuova Prefettura e presto arriverà la Guardia di Finanza. "A" indica Andria, dove si riuniscono consiglio e giunta, c'è il presidente, le auto blu e la polizia locale. Infine la "T" di Trani, città storica e quindi luogo ideale per gli assessorati forti: cultura, turismo, servizi sociali e
politiche giovanili.
Se la sono spartita all'italiana, insomma, ma guai a parlare di sprechi. Perché già così, ripetono ad Andria, è stata una mediazione estenuante. Potevano volercene quattro di capitali:
Facile sforare se si pensa che solo per portare un dossier da un ufficio all'altro devono spostare una Bat-mobile. Non bastasse, la nuova Provincia ha fatto un regalino pure ai municipi. Perché nei tre nuovi capoluoghi è scattato l'aumento dei consiglieri comunali: «Lo impone la legge, è una questione di status», ribattono.
Eppure non ci credono nemmeno loro. Se a denunciare come tutta questa storia della Bat-Provincia sia una sprecopoli è addirittura il senatore Francesco Amoruso, discepolo di Pinuccio Tatarella e padrepadrone del Pdl nel Tavoliere:
Se lo sarà detto pure il presidente Ventola, che è anche sindaco di Canosa. Ha tre figli e adesso pure tre capoluoghi da far crescere. Prima di farsi la sede, per lui era una tragedia. Il giorno della vittoria in Provincia, s'è presentato nel suo ufficio in municipio e si è autodenunciato:
Il tutto mentre i dipendenti lavorano ammassati in microstanze o nei corridoi, e addirittura l'assessore al Bilancio, Dario Damiani, è costretto a dividere l'ufficio con un dirigente: «Se non troviamo un'altra sede per gli studenti dell'Agrario, qui non ci stiamo già più», dice.
La segretaria generale non ci fa troppo caso, salita com'è all'onore delle cronache locali per due miracoli amministrativi nell'Italia della burocrazia. Il primo è appunto il suo chiccoso ufficio. Si parlò di un appalto da 120 mila euro, ma lei ci tiene a precisare:
Per i cittadini qualunque, invece, la Bat per ora non ha fatto un granché. Un milioncino per qualche controsoffitto, un paio di manutenzioni. Il grosso dei fondi trasferiti dalle Province madri sono serviti a pagare sedi, gettoni, stipendi e benzina. Mentre non ci sono quattrini per mettere in sicurezza la Andria-Trani, la strada principale.
Sta messa così male che da queste parti ormai la chiamano tutti "la strada killer". Niente soldi nemmeno per l'ex istituto psicopedagogico, sette edifici affacciati sul mare e immersi in un parco di 50 mila metri quadrati, che sembrano finiti sotto un bombardamento. Macerie di cui la Bat non sa più che fare, tanto che pensa di alienare l'immobile. Con un'ipotesi di realizzo di 3 milioni e 367 mila euro, quando più di 25 anni fa era costato 20 miliardi di lire:
Fonte: Tommaso Cerno, "L'Espersso" dal 1 al 7 luglio 2011
Si chiama Bat, appunto, ed è l'acronimo di Barletta-Andria-Trani, ultima diavoleria burocratica dell'Italia
sprecona. C'erano state le elezioni, il Pdl aveva vinto, poi il giorno dopo s'erano accorti che mancava la cosa più importante: il Bat-palazzo. Ma come? La Puglia ha un nuovo ente, un presidente, trenta consiglieri e otto assessori in più da sfamare, e a nessuno viene in mente che urgono uffici e poltrone. Ed è così, stipando gli studenti di una scuola superiore nella sola ala ovest del convento, che dieci comuni ribelli della Puglia hanno fatto la loro secessione. A suon di milioni.
Da queste parti giurano che la Bat era necessaria. Quelle dieci cittadine della Murgia (fanno 392 mila abitanti in tutto, un quartiere di Roma ladrona) invocavano da secoli l'autonomia: tradizioni e dialetto erano così diversi da Bari e Foggia da rendere asfissiante sedere nello stesso consiglio provinciale. Quello che non avevano calcolato, però, era che per mettere d'accordo dieci comuni, ci sarebbero voluti tre capoluoghi, uno ogni sei chilometri, visto che nessuno cedeva lo scettro.
E così "B" sta per Barletta, dove sorge la nuova Prefettura e presto arriverà la Guardia di Finanza. "A" indica Andria, dove si riuniscono consiglio e giunta, c'è il presidente, le auto blu e la polizia locale. Infine la "T" di Trani, città storica e quindi luogo ideale per gli assessorati forti: cultura, turismo, servizi sociali e
politiche giovanili.
Se la sono spartita all'italiana, insomma, ma guai a parlare di sprechi. Perché già così, ripetono ad Andria, è stata una mediazione estenuante. Potevano volercene quattro di capitali:
«In fondo che c'entrano gli "strascinati" alle cime di rapa di Barletta con il moscato di Trani o le ciliege di Bisceglie?», se la ridono i neo-consiglieri.E se la Corte dei conti da anni denuncia la proliferazione di enti inutili, a Barletta lo chiamano più semplicemente «policentrismo funzionale». A fare due conti non moltiplica solo le funzioni, ma anche i costi: a bilancio ci sono 41 milioni di euro per la sola spesa corrente, cioè mandare avanti la baracca.
Facile sforare se si pensa che solo per portare un dossier da un ufficio all'altro devono spostare una Bat-mobile. Non bastasse, la nuova Provincia ha fatto un regalino pure ai municipi. Perché nei tre nuovi capoluoghi è scattato l'aumento dei consiglieri comunali: «Lo impone la legge, è una questione di status», ribattono.
Eppure non ci credono nemmeno loro. Se a denunciare come tutta questa storia della Bat-Provincia sia una sprecopoli è addirittura il senatore Francesco Amoruso, discepolo di Pinuccio Tatarella e padrepadrone del Pdl nel Tavoliere:
«La Bat è un mostro a tre teste, quindi mangia il triplo. Non andava fatta, le Province vanno eliminate e non aumentate. Si passa il tempo a discutere di nulla: mozioni, ordini del giorno, mai niente di concreto», s'infuria con i suoi.Una descrizione così azzeccata da sedurre anche un tipo algido come Massimo D'Alema che, nel 2009, durante le elezioni che consacrarono Bat-presidente il berlusconiano Francesco Ventola, con la "t", il lider Maximo la ripeteva come un disco a tutti i comizi.
Se lo sarà detto pure il presidente Ventola, che è anche sindaco di Canosa. Ha tre figli e adesso pure tre capoluoghi da far crescere. Prima di farsi la sede, per lui era una tragedia. Il giorno della vittoria in Provincia, s'è presentato nel suo ufficio in municipio e si è autodenunciato:
«Ho convocato il segretario e gli ho comunicato che avrei utilizzato spazi e mezzi del Comune di Canosa per occuparmi della Bat. Con tanto di denuncia, perché altrimenti mi avrebbero condannato per peculato», racconta a "l'Espresso".Adesso è tutta un'altra musica: il palazzo s'è riempito di scrivanie, armadi e poltrone. La carta intestata strabocca dai tavoli. Se prendi il corridoio a destra finisci nelle aule della scuola, in pieno esame di maturità, ma se vai a sinistra ecco l'aula del Consiglio provinciale nuova di zecca: banchetti in legno, voto elettronico da far invidia a Montecitorio, sala riunioni e bandiere d'ordinanza:
«é costata, ma abbiamo fatto un miracolo se si pensa che solo due anni fa qui non c'era niente», raccontano i consiglieri. D'altra parte quella era la prima urgenza: «Dovevamo pur insediarci e pagare i gettoni... altrimenti che Provincia è».Già. Che si stia meglio adesso non lo pensa solo lui, ma pure chi è salito al secondo piano e ha pigiato il campanello sulla parete. Si apre la Bat-caverna, che nel caso di Andria è il mega-ufficio color confetto della segretaria generale Maria De Filippo. Lei in bianco, monili Chanel. L'ufficio in bianco, mobili e lampade di design, poltrone in pelle bianca e super-tavolo per i meeting di staff.
Il tutto mentre i dipendenti lavorano ammassati in microstanze o nei corridoi, e addirittura l'assessore al Bilancio, Dario Damiani, è costretto a dividere l'ufficio con un dirigente: «Se non troviamo un'altra sede per gli studenti dell'Agrario, qui non ci stiamo già più», dice.
La segretaria generale non ci fa troppo caso, salita com'è all'onore delle cronache locali per due miracoli amministrativi nell'Italia della burocrazia. Il primo è appunto il suo chiccoso ufficio. Si parlò di un appalto da 120 mila euro, ma lei ci tiene a precisare:
«Non scherziamo. Abbiamo appaltato tutto a 80 mila, con il massimo ribasso. Ne abbiamo spesi 70 mila con l'ufficio del presidente. Guardate che qui non c'era niente, io ho lavorato per sei mesi in macchina», spiega.. Poi elenca le azioni di governo.E, nella lista, ecco il secondo miracolo:
«Abbiamo fatto otto concorsi e vagliato 7.500 domande d'assunzione. In due mesi cose per cui in Italia servono anni. Da zero dipendenti, oggi ne contiamo 287». E molto devoti, se le hanno regalato una cornice con i ringraziamenti. La tiene appesa in ufficio come un trofeo: a lei che » «sempre in prima linea, mai in trincea».Il ministro Brunetta non dica, quindi, che alla Bat sono fannulloni. La polizia provinciale, per esempio, è già in servizio. E nel giardino con tanto di palme e stucchi quattrocenteschi ci sono sei auto e un grosso fuoristrada con il nuovo stemma bello in vista, anche se ufficialmente il Quirinale non l'ha ancora vidimato.
Per i cittadini qualunque, invece, la Bat per ora non ha fatto un granché. Un milioncino per qualche controsoffitto, un paio di manutenzioni. Il grosso dei fondi trasferiti dalle Province madri sono serviti a pagare sedi, gettoni, stipendi e benzina. Mentre non ci sono quattrini per mettere in sicurezza la Andria-Trani, la strada principale.
Sta messa così male che da queste parti ormai la chiamano tutti "la strada killer". Niente soldi nemmeno per l'ex istituto psicopedagogico, sette edifici affacciati sul mare e immersi in un parco di 50 mila metri quadrati, che sembrano finiti sotto un bombardamento. Macerie di cui la Bat non sa più che fare, tanto che pensa di alienare l'immobile. Con un'ipotesi di realizzo di 3 milioni e 367 mila euro, quando più di 25 anni fa era costato 20 miliardi di lire:
«Il problema è serio e la colpa è di Bari. Non ci hanno ancora trasferito i soldi. Ci sono circa 25 milioni di opere già previste nel piano, ma noi, come nuovo ente, non possiamo per due anni accendere mutui. E quindi non abbiamo fondi», spiega l'assessore Damiani.Niente nemmeno per mettere a norma le scuole, eppure in tutta la Bat-Provincia non ce n'è una con i certificati a posto. Roba da mandare i carabinieri, appena costruiranno il comando. Perché ente che vai, doppione che trovi. E se con la Bat è già arrivata la Prefettura, seguiranno Camera di commercio e Guardia di finanza.
«Quando sbloccano i fondi, attueremo i progetti che Bari snobbava e si capirà che la Bat » un ente indispensabile», promette l'assessore.Ma il senatore Amoruso scuote la testa. Se Bari paga la Bat, esce dal patto di stabilità. Che vuol dire commissariamento. Figuratevi, coi tempi che corrono, che Bat-fregatura.
Fonte: Tommaso Cerno, "L'Espersso" dal 1 al 7 luglio 2011
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