Ad oggi la confusione regna sovrana: non è ancora chiaro se la manovra economica del Governo Berlusconi contenga o meno igli oramai famosi tagli degli incentivi alle rinnovabili. L’ ultima bozza del decreto infatti prevedeva nuovamente la norma sul taglio del 30% degli incentivi pagati in bolletta per finanziare le rinnovabili e altre voci che pesano sui consumatori finali. Il taglio avrebbe portato ad una riduzione di circa il 3% della bolletta della luce.
Michele Uva responsabile di Rete GAS Puglia ha commentato la notizia del reinserimento nella manovra della norma ‘taglia bollette’ affermando che ‘il solo annuncio di misure di questo tipo, dopo che si era raggiunto un delicato equilibrio con il Quarto Conto Energia per il fotovoltaico, è mortificante per la credibilità del sistema Italia a livello internazionale, non è possibile accettare che un grande paese come L'Italia si veda mortificato da queste politiche a dir poco schizzofreniche. Speriamo che le voci siano infondate è che il governo comprenda quanto sia importante per le famiglie e le imprese costruire la loro indipendenza energetica in un periodo dove i rincari delle materie prime la fanno da padrone’.
“Gli effetti di questo provvedimento sarebbero marginali nelle tasche dei cittadini, – continua Uva – ma avrebbero effetti dirompenti per il settore delle energie pulite con circa 100mila occupati diretti e indiretti e per quello dell’efficienza energetica che coinvolge un numero molto maggiore di addetti. Per non parlare degli effetti sociologici, infatti in Italia molte associazioni tra cui Rete GAS Puglia avevano iniziato una campagna di sensibilizzazione per spingere le famiglie ad utilizzare gli incentivi statali sulle rinnovabili e diventare energeticamente indipendenti. Tutto questo, proprio mentre il Governo dovrebbe lavorare ad un nuovo quadro regolatorio e incentivante per il settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica in vista degli obiettivi europei del 2020. Ritengo sconcertante la notizia e credo che la Confindustria dovrebbe dire la sua visto che vanta al proprio interno molte aziende che da anni investono nel settore delle rinnovabili.”
L’associazione ambientalista Legambiente si lancia invece nella critica rilasciando affermando che ‘la manovra finanziaria prevede la cancellazione del patrimonio collettivo italiano e la distruzione della più sana e fiorente filiera economica. Con un accanimento senza precedenti e una miopia gravissima, il governo torna a colpire drammaticamente il settore delle fonti rinnovabili con un taglio del 30% di tutti gli incentivi e i benefici al comparto, tagliando così le gambe alle numerose imprese e condannando alla disoccupazione gran parte degli occupati. E non ci capisce, francamente, quale testo abbia letto il ministro Prestigiacomo che si ostina a dichiarare il contrario’. Ma non solo, per non lasciare a metà quella che sembra una precisa strategia di demolizione del Belpaese, il provvedimento pare introdurre anche la possibilità di cedere beni pubblici per pagare i debiti dei ministeri. E tutto ciò, ovviamente, senza considerare gli eventuali vincoli paesaggistici, ambientali e culturali.
Intanto, come detto in precedenza, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo si affretta a smentire il testo della manovra: “Non mi risulta” e il ministro dello Sviluppo Paolo Romani ha precisato che non è previsto alcun taglio.
Intanto quello che è sicuro è che l’articolo 35 dell’ultima bozza riportava allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese, che a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti saranno ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010.
Michele Uva responsabile di Rete GAS Puglia ha commentato la notizia del reinserimento nella manovra della norma ‘taglia bollette’ affermando che ‘il solo annuncio di misure di questo tipo, dopo che si era raggiunto un delicato equilibrio con il Quarto Conto Energia per il fotovoltaico, è mortificante per la credibilità del sistema Italia a livello internazionale, non è possibile accettare che un grande paese come L'Italia si veda mortificato da queste politiche a dir poco schizzofreniche. Speriamo che le voci siano infondate è che il governo comprenda quanto sia importante per le famiglie e le imprese costruire la loro indipendenza energetica in un periodo dove i rincari delle materie prime la fanno da padrone’.
“Gli effetti di questo provvedimento sarebbero marginali nelle tasche dei cittadini, – continua Uva – ma avrebbero effetti dirompenti per il settore delle energie pulite con circa 100mila occupati diretti e indiretti e per quello dell’efficienza energetica che coinvolge un numero molto maggiore di addetti. Per non parlare degli effetti sociologici, infatti in Italia molte associazioni tra cui Rete GAS Puglia avevano iniziato una campagna di sensibilizzazione per spingere le famiglie ad utilizzare gli incentivi statali sulle rinnovabili e diventare energeticamente indipendenti. Tutto questo, proprio mentre il Governo dovrebbe lavorare ad un nuovo quadro regolatorio e incentivante per il settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica in vista degli obiettivi europei del 2020. Ritengo sconcertante la notizia e credo che la Confindustria dovrebbe dire la sua visto che vanta al proprio interno molte aziende che da anni investono nel settore delle rinnovabili.”
L’associazione ambientalista Legambiente si lancia invece nella critica rilasciando affermando che ‘la manovra finanziaria prevede la cancellazione del patrimonio collettivo italiano e la distruzione della più sana e fiorente filiera economica. Con un accanimento senza precedenti e una miopia gravissima, il governo torna a colpire drammaticamente il settore delle fonti rinnovabili con un taglio del 30% di tutti gli incentivi e i benefici al comparto, tagliando così le gambe alle numerose imprese e condannando alla disoccupazione gran parte degli occupati. E non ci capisce, francamente, quale testo abbia letto il ministro Prestigiacomo che si ostina a dichiarare il contrario’. Ma non solo, per non lasciare a metà quella che sembra una precisa strategia di demolizione del Belpaese, il provvedimento pare introdurre anche la possibilità di cedere beni pubblici per pagare i debiti dei ministeri. E tutto ciò, ovviamente, senza considerare gli eventuali vincoli paesaggistici, ambientali e culturali.
Intanto, come detto in precedenza, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo si affretta a smentire il testo della manovra: “Non mi risulta” e il ministro dello Sviluppo Paolo Romani ha precisato che non è previsto alcun taglio.
Intanto quello che è sicuro è che l’articolo 35 dell’ultima bozza riportava allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese, che a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti saranno ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010.
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