Iniziativa trasversale di alcuni consiglieri regionali pugliesi che hanno chiesto la restituzione delle indennità tagliate del 10%, nella scorsa legislatura, per effetto della legge Finanziaria statale per il 2006. Si tratta di quasi 5 milioni di euro, secondo alcune stime, che i consiglieri rivogliono indietro perchè quel taglio, secondo la Corte Costituzionale, non aveva fondamento giuridico perchè interveniva in materia di competenza regionale e non statale. Impugnata dalla Campania e dalla Toscana, quella norma imponeva, infatti, ai consigli regionali la decurtazione delle "indennità",ossia la metà della busta paga che in Puglia viene integrata da un consistente rimborso per un netto totale che sfiora anche i 10.000 euro. Il consiglio pugliese tuttavia non ne tenne conto. Così il taglio è rimasto, insieme a quello di un altro 10% che era stato disposto, autonomamente, a partire dall'anno precedente, dall'ufficio di Presidenza del consiglio.
Ora, a distanza di anni, alcuni consiglieri (altri potrebbero stare a guardate per poi vedere come andrà a finire) hanno chiesto la restituizone dei tagli cui seguirà, ovviamente, la rivalutazione del vitalizio per chi è già in pensione. La norma annullata dalla Consulta è stata applicata in Puglia per tutto il 2010 e per i primi sette della nuova consigliatura fino al taglio più recente, disposto da un'altra norma statale, non impugnata dalle regioni. Sul punto il presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna, ha anticipato il no del suo ufficio alla restituzione dei tagli, con il risultato che per gli interessati non rimarrà che rivolgersi, eventualmente, al Tar. Tra i consiglieri regionali in carica alcuni hanno detto che non faranno richieste di rimborsi, altri invece vogliono che della sentenza della Consulta si debba prendere atto e restituire le somme. Poi ogni consigliere valuterà come comportarsi con quei soldi.
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