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domenica 26 febbraio 2012

PETIZIONE : La triste storia delle tigre allevate per il vino

I trafficanti hanno le loro fattorie di tigri, spesso spacciate per riserve dove viene anche permesso ai visitatori ambientalisti di vedere gli animali. Ma come hanno fatto a raggirare il divieto di uccidere le tigri? Semplicemente lasciandole morire di fame. Si sono persino fatti apertamente beffe della legge. Una e-petition è stata infatti creata per invitare il governo cinese a fermare una recente asta dedicata al vino di tigre. Le prime e-mail forse sono arrivate, ma le altre sono state bloccate. L’asta è stata poi interrotta grazie al coraggio di un giovane giornalista che vi ha partecipato denunciandone apertamente l’illegalità, tanto che alla fine è stata chiamata la polizia e il vino è stato confiscato. C’è da dire che erano già state vendute una quarantina di bottiglie e viene spontaneo chiedersi cosa sia accaduto al resto del vino. Voci ufficiali dicono sia stato distrutto.



Come se non fosse già abbastanza orribile, c’è dell’altro. Un attivista animalista si è recato di persona per vedere cosa sta effettivamente succedendo in queste “riserve” (a quanto pare, a nessuno è mai stato impedito di visitare le fattorie di tigri, il che dimostra che non c’è timore o consapevolezza alcuna da parte dei proprietari). Ciò che l’uomo ha scoperto e poi riportato, ha sconvolto e disgustato tutti, anche gli attivisti più navigati. Nell’Heilongjiang Tiger Park i visitatori sono stati invitati a comprare animali domestici come polli, anatre e mucche. Queste bestie sono state poi gettate vive nella gabbia delle tigri affamate, causando una crudele carneficina per il solo divertimento e l’istruzione del pubblico presente (la pratica è meglio conosciuta come live feeding, ndr). Questa, naturalmente, non è istruzione da nessun punto di vista. Si tratta solo di una bieca giustificazione alla più perversa caratteristica umana…la sete di sangue! Cercare di ingannare il mondo, facendogli credere che si fa del bene alle tigri dando loro animali vivi da mangiare, è ridicolo e non ha nulla a che fare con l’istinto naturale di caccia. Per un approfondimento si consiglia di visitare il sito www.tigertime.info, dove si trovano resoconti scritti da coloro che hanno assistito in prima persona alle atrocità descritte.


A tutto ciò si oppone strenuamente lo staff di TigerTimeNow, i suoi soci e sostenitori: le tigri hanno il diritto di rimanere al sicuro e libere dallo sfruttamento avido e spietato del genere umano. Ci sono solo 3.200 tigri in libertà al mondo e il loro numero diminuisce ogni settimana. Se riusciamo a insistere sull’introduzione di un divieto mondiale sulla vendita di parti e pelli di questo meraviglioso felino, allora i bracconieri e le fattorie di tigri non avranno più scampo.


Possiamo vincere questa guerra ma occorre lavorare insieme, stare uniti in questa causa, usare il nostro ‘potere popolare’.


Si può iniziare firmando la petizione per contribuire a raggiungere questo obiettivo su :


http://www.tigertime.info/bantigertrade.html

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