L’impresa cooperativa agricola, secondo il Focus
su credito e cooperazione realizzato dall’Osservatorio della
cooperazione agricola in collaborazione con Nomisma ed Ismea e
presentato a Roma ad aprile 2012, risulta essere un modello
imprenditoriale affidabile, ma purtroppo ancora non abbastanza
conosciuto nella sua governance gestionale
Più di un quarto dei finanziamenti che le
banche erogano all’industria alimentare è assorbito dalle cooperative,
tuttavia le specificità del loro modello imprenditoriale non sembrano
ancora adeguatamente comprese dal sistema bancario.
È da qui che nasce la necessità dei Presidenti delle organizzazioni agricole cooperative di
attivare nuove forme di collaborazione con l’Abi e l’intero sistema
bancario, a partire dalla proposta di studiare un modello di rating
compatibile con la struttura economico-finanziaria dell’impresa
cooperativa.
Il rapporto del Focus, presentato da Ersilia Di Tullio, responsabile dell’Area Sviluppo di Nomisma, ha ben evidenziato le distintività dell’impresa cooperativa rispetto a quella di capitali.
Di Tullio ha sottolineato l’importante peso che nella gestione cooperativa riveste il prestito dei soci, che rappresenta il 15% del complessivo indebitamento finanziario delle cooperative e che contribuisce a mitigare la minore sotto-patrimonializzazione delle cooperative in parte riferibile al loro modello di governance centrato sull’obiettivo di liquidare il più possibile i soci anziché ricavare utili, così come avviene nel modello capitalistico.
Di Tullio ha sottolineato l’importante peso che nella gestione cooperativa riveste il prestito dei soci, che rappresenta il 15% del complessivo indebitamento finanziario delle cooperative e che contribuisce a mitigare la minore sotto-patrimonializzazione delle cooperative in parte riferibile al loro modello di governance centrato sull’obiettivo di liquidare il più possibile i soci anziché ricavare utili, così come avviene nel modello capitalistico.
Secondo il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini
la sottopatrimonializzazione di molte delle nostre cooperative
rappresenta, nei confronti delle banche, un elemento negativo sul piano
dell’affidabilità.
Applicando alle cooperative i sistemi di rating
standard per le imprese di capitali, la valutazione del merito
creditizio finisce di fatto per sottostimarne le reali performance
finanziarie e di reddito. La principale esigenza emersa dallo studio su Credito e cooperazione è proprio la necessità di individuare strumenti di valutazione più sofisticati e rispettosi delle peculiarità cooperative. Gardini avanza al sistema bancario la proposta di valutare insieme la predisposizione
di una specifica offerta integrata (prodotti finanziari più servizi)
destinata sia alle cooperative e sia ai propri soci. Sostiene inoltre che
il sistema bancario va sensibilizzato sull’importanza delle cooperative
agroalimentari ed agricole, che anche in periodi di crisi, non cessano
di produrre e di investire, in virtù del loro stretto legame con i soci,
a differenza di altre tipologie d’impresa che possono
rifornirsi liberamente sui mercati globali o delocalizzare le attività.
Il presidente di Fedagri-Confcooperative conclude “Siamo l’espressione più autentica del made in Italy alimentare”.
Anche Giampaolo Buonfiglio, Presidente Agci Agrital, ha parlato della solidità dell’impresa cooperativa. Le cooperative, ha spiegato, “rappresentano
una proiezione d’impresa degli imprenditori agricoli associati e ciò
conferisce loro un orizzonte di lungo periodo rispetto ad un’impresa di
capitali. Si tratta di un importante elemento di ‘garanzia’ che non sempre viene considerato dalle banche. L’impresa
cooperativa è spesso una condizione necessaria per la sostenibilità
economica delle imprese agricole associate e quindi investire in
cooperativa significa sostenere non solo 5.000 imprese ma oltre 800.000
produttori associati”.
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