«Vorrei
sottoporre all’attenzione dell’Amministrazione Comunale e a quella dei
miei concittadini, quanto mi è capitato un giorno qualsiasi di questo
agosto assolato, nella Piazza antistante il Museo Civico (ex Municipio),
allorché passeggiando in compagnia di un conoscente - tornato in città
per le ferie -, mi accingevo a mostrargli il Monumento ai Caduti di
Guerra, all’esito dell’avvenuto restauro e ricollocazione nel sito
originario di primo impianto.
Appena fermo rimasi disorientato perché la pietra bianca sul fronte ovest del Monumento richiamava la mia attenzione.
Sul lato ovest del basamento di pietra del Monumento non c'era più lo stemma in bronzo!
Basito e sconcertato da tale visione, certamente accaduta da poco, non ho saputo darmi e dare una spiegazione.
In
compagnia delle sottili ironie del mio amico d’infanzia, ora residente a
Milano, mi sono allontanato con passo flebile e dispiaciuto, gravido di
tristezza.
Una
passeggiata in cui avevo pregustato l’orgoglio di poter rappresentare
al mio amico, che anche qui, al sud, vi è una sensibilità ed attenzione
per i luoghi, il centro storico, la memoria collettiva, le testimonianze
del vissuto di una comunità, si era ora trasformata in un sentimento di
frustrazione mista a rabbia.
Dopo
le prime sensazioni di vuoto emotivo e smarrimento, cominciai
nell’immediatezza a chiedere e cercare informazioni, dai Carabinieri,
dai vigili urbani, dall’Archeoclub locale, che pure si trova lì a due
passi dal Monumento.
Nulla.
Nessuno aveva notizia di chi e quando si era reso protagonista di tale
atto vandalico e offensivo per la città e la sua memoria storica.
Eppure
quel Monumento di pietra e bronzo è forse la principale opera di arte
monumentale della città ed è ben piantata nel suo cuore, nella piazzetta
ben illuminata, con prati in ordine e sempre tanto frequentati.
Nessuno si è accorto di nulla. Nessuna denuncia, nessuna indagine. Niente.
Un monumento viene trafugato a pezzi e nessuno se ne accorge.
Lo
scempio del Monumento ai Caduti è stato reso possibile forse perché
oggi i numi tutelari della storia locale sono morti e nessuno più si
prende la briga di denunziare il colpevole danneggiamento di quei
frammenti del passato, che non appartengono a nessun politico, ma fanno
parte della memoria storica di tutti.
Sono tornato altre volte e tutto e ancora lì impietosamente mutilato ed in attesa di risposte che non arrivano.
Si parla tanto, anche troppo, di valorizzare, riqualificare il centro storico.
Si
disegnano piani e programmi, si spendono fiumi di denaro pubblico,
giustificato da questa spasmodica moda di far finta di occuparsi della
storia cittadina. Una sensibilità alla memoria solo ostentata, per fini
tutt’altro che nobili, e poi restare impavidamente inerti di fronte a
ciò.
Negli
stessi giorni d’agosto, davanti al Monumento si montavano enormi
‘gonfiabili’ da luna park, con tanto di canzonette e sfilate di
Autorità, a celebrare l’Estate Culturale.
Appunto,
la cultura, questa misteriosa creatura che, oggi, sembra proprio
(purtroppo) ben rappresentata dal paradigma dei giochi gonfiabili e
monumenti asportati a pezzi; nel nome della confusione e del rumore si
celebra la morte della coscienza collettiva e della sua memoria storica
derubricata a residuo demodée.
In
qualità di cittadino sanferdinandese, difensore di una cultura civica
reale nonché portatore di un sentimento di estrema riconoscenza verso i
soldati che hanno scritto con il loro sangue le pagine della nostra
libertà e dei nostri diritti di oggi, segnalo all’Amministrazione Comunale
lo scempio e lo stupro simbolico a cui il prestigioso Monumento
cittadino ai Caduti di Guerra è stato sottoposto, affinché la stessa si
adoperi per il tempestivo ripristino e si attivi attraverso ogni
possibile forma di sensibilizzazione civica e culturale verso tutta la
comunità cittadina e in particolare verso le giovani generazioni della
nostra città affinché una tale circostanza non possa più ripetersi.
Gli
atti di vandalismo rivelano purtroppo un degrado civico e culturale che
offende tutta la città e non può che farci riflettere sul senso che
attribuiamo allo stare insieme e alla memoria di chi ci ha preceduto.
L’incapacità dimostrata nel custodire i nostri tesori più essenziali e
inestimabili quali la nostra storia e la nostra identità non fa che
testimoniare un impoverimento e abbrutimento non più tollerabili.
Non
dimenticando che, il manoscritto stilato in occasione
dell’inaugurazione del Monumento (5.9.1925), così esordiva: “…Per cui la
loro memoria in questo momento rivive e ci ammonisce di non
dimenticarli, ma di eternarli su un dirozzato marmo…”».
ANTONIO ACQUAVIVA
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