Resoconto
conferenza stampa di inizio anno. L’analisi del sindacato: Non si può più
aspettare, in questa situazione devono intervenire le istituzioni”.
“Dal
2008 al 2012 la crisi ha bruciato oltre 15 mila posti di lavoro, di questo
passo entro la fine del 2015 si potrà arrivare a sfiorare la quota record di 20
mila. E le previsioni a medio termine, pur evidenziando qualche possibilità di
risalita, mettono in luce che la ripresa sarà debole e lascerà ancora per i
prossimi anni il reddito prodotto sotto il livello del Duemila, ultimo anno
favorevole per il territorio”. Così il segretario generale della Cgil di
Barletta – Andria – Trani, Luigi Antonucci, nella conferenza stampa di inizio
anno sulla situazione occupazionale, economica e sociale della provincia. “Dal
Duemila in poi c’è stata una lenta e progressiva cancellazione del sistema
produttivo industriale e manifatturiero nel Nord Barese. Quindi la classe media,
cioè quella dei lavoratori delle aziende e delle fabbriche, ha cominciato a
scomparire andando nel tempo ad ingrossare le fila dei super poveri. La Provincia di Barletta –
Andria – Trani è oggi tra i territori con il più alto livello di disuguaglianza
dei redditi”.
“Sempre sul fronte dell’occupazione – prosegue
Antonucci – calano le richieste di cassa integrazione ed al contrario aumentano
quelle di disoccupazione. Le aziende stanno chiudendo, presso l’ufficio
provinciale del lavoro i sindacati discutono ormai solo domande di mobilità e licenziamenti
collettivi, praticamente raddoppiate dallo scorso anno. Dal primo gennaio ad
oggi, in sole due settimane, sono sei le aziende che hanno fatto richiesta di
licenziamenti collettivi”.
Non
mancano anche segnali positivi, Antonucci parla di “un aumento dell’export che
però riguarda solo un piccolo pezzo, cioè quello delle calzature di sicurezza: alcuni
imprenditori hanno trovato la forza di cimentarsi in un settore non nuovo ma
nel quale hanno intravisto delle possibilità. Diverse aziende, infatti, hanno
deciso di specializzarsi confezionando abbigliamento da lavoro e scarpe
antinfortunistica mettendo in piedi un distretto, quasi senza rendersene conto,
che sta diventando leader a livello nazionale e si sta imponendo all’estero
grazie alle esportazioni. Realtà che stanno scrivendo una nuova pagina
produttiva nella storia del territorio che ha visto centinaia di opifici
chiudere i battenti, ridisegnando così la geografia del Tac (tessile -
abbigliamento - calzaturiero), il distretto che ha fatto parlare di Barletta e
dintorni nel mondo. Alcune aziende proprio in questi giorni stanno
ricominciando ad assumere. Naturalmente c’è un potenziale grandissimo, il
problema è che in una situazione di questo genere dovrebbero intervenire le
istituzioni per dare una spinta a questo accenno di ripresa che non può essere
confinato solo ad un settore ed al coraggio di alcuni imprenditori”.
“C’è
bisogno di una straordinaria iniziativa a sostegno delle famiglie e di chi
perde il posto di lavoro. Ma soprattutto risulta davvero indispensabile
programmare una nuova politica industriale a livello regionale che sfrutti
finanziamenti nazionali ed europei per riaccendere il motore dello sviluppo. Qualcosa
la Provincia
l’ha fatta, soprattutto nel mettere a confronto le aziende con l’estero ospitando rappresentanti e
delegazioni provenienti da Paesi emergenti. Però in una situazione di questo
genere tutti devono fare la loro parte e quindi anche i Comuni. Non si può
continuare a pensare di spendere i soldi della cassa integrazione a fondo
perduto ma devono essere investiti in maniera più intelligente creando lavoro.
Certo ci potremmo ritrovare con quella che era l’idea dei lavori socialmente
utili ma, se ci pensiamo bene, non ha senso pagare le persone per farle stare a
casa quando potrebbero invece impegnarsi per i Comuni nella pulizia dei
giardini e del verde pubblico, per interventi sulle strade e nelle scuole”.
“Poi
c’è tutta la questione della contrattazione sociale: si può creare lavoro con i
fondi che arrivano dall’Europa, i Pac per esempio. Quelle risorse non devono essere
tenute ferme ma bisogna programmarle e spenderle. Bisogna dire che la maggior
parte dei Comuni, tranne l’ambito di Trani e Bisceglie, si è attivata per immaginare
come spendere questi finanziamenti, soldi che possono anche creare occupazione.
Siamo in un momento in cui è necessario utilizzare tutto il possibile per poter
creare lavoro”.
Ed
infine nelle parole del segretario generale anche un accenno al XVII Congresso
che la Cgil si
appresta a vivere: “Già a partire dai prossimi giorni incontreremo migliaia di
lavoratori, cercheremo di raggiungere il maggior numero possibile di posti di
lavoro per discutere delle idee dell’organizzazione sul futuro dell’occupazione
e non solo. Saremo impegnati in centinaia di assemblee per arrivare al
congresso provinciale che si celebrerà nel mese di marzo. Questo territorio –
ha concluso Antonucci – ha smentito con i fatti l’idea circolante che ormai il
sindacato non rappresenta più i lavoratori, l’aumento continuo di iscrizioni
alla Cgil Bat, sin dalla sua nascita, dimostra infatti l’esatto contrario: il
2013, un anno di crisi profonda, si chiude con un numero in crescita di
lavoratori che si affida a noi, con ormai oltre 23.000 iscritti”.
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