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News dalle Città della BAT

lunedì 21 aprile 2014

BARLETTA : Sindaco, Consiglio comunale, politica ed Istituzioni genuflessi alla Chiesa ed alle divinità cattoliche.

Ho letto con molta attenzione la riflessione del Sindaco Cascella circa la propria partecipazione alla processione religiosa di venerdi scorso, riflessione che ho trovato confusa e carente proprio in relazione ad alcuni dei principi cardine del nostro ordinamento giuridico.

Laicità delle Istituzioni, correttezza e rispetto per i cittadini di Barletta non credenti e non cattolici, e rappresentanza istituzionale: sono questi i concetti non considerati in quella riflessione, e queste mancanze appariranno ancor più evidenti in considerazione di una breve premessa.

La confusione perimetrale tra Chiesa e Stato, tra religione e Istituzioni pubbliche è da sempre uno dei principali elementi di stagnazione culturale, sociale, politica ed istituzionale, ed in Italia questa confusione è talmente grave da determinare anche degli effetti involutivi.

Per questi motivi l’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, scolpì, nella Carta Costituzionale, quelli che costituiranno i punti cardine di uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico: il principio di laicità dello Stato.

Questo principio, poi meglio specificato dalla Corte Costituzionale, se rispettato, sarebbe stato di sicuro beneficio per tutti, sia per lo Stato, sia per la Chiesa, che per le religioni in generale, avendo stabilito dei confini chiari ed indipendenti, all’interno dei quali ognuno ben avrebbe potuto svolgere le proprie funzioni, nel proprio ruolo ed in assoluta autonomia.

I perimetri sono questi, e non ve ne sono altri, né altre interpretazioni.

A questo principio v’è poi da aggiungere, ai fini del ragionamento, il dato che il Sindaco, in quanto tale, rappresenta tutti i cittadini del proprio Comune, e non alcuni.

Il quadro informativo è adesso completo, e l'attento lettore ben avrà già intuito le conclusioni.
Infatti è proprio in ragione dei suddetti motivi che la partecipazione del Sindaco Cascella, a quel rito religioso, così come quella dei suoi predecessori, è sbagliata: perché in continuità con la confessionalità del passato, e con le peggiori attitudini italiane e meridionali, ha confuso ancora ciò che invece è, e dovrebbe essere distinto; perchè quella processione era religiosa mentre egli rappresenta l’Istituzione comunale, che laica, oltre ad esserlo, deve anche apparirlo; perchè quella processione è sacra per alcuni cittadini, ma non per altri, che cattolici, non sono.
E voglio evidenziarlo questo passaggio, perché sono stati questi ultimi, me compreso, che Pasquale Cascella ha trascinato con sé in quella processione, nonostante non volessero e non volessi esserci, e questo è accaduto nel momento stesso in cui egli ha deciso di parteciparvi con indosso la fascia tricolore, questo è accaduto nel momento stesso in cui egli ha deciso di parteciparvi, da Sindaco.

Le sensibilità religiose sono tante, ed è per questo che le cariche istituzionali dovrebbero astenersi dalla partecipazione a qualsiasi rito religioso, proprio per non urtare la sensibilità di quelle persone che a quella religione non aderiscono: sono cittadini anche questi, siamo cittadini anche noi.
Il Sindaco è stato eletto per essere tale, non per mostrare ossequio alle varie divinità, nei diversi riti religiosi.

Questi sono gli errori gravi e dispiace davvero che non siano stati colti per tempo dal “Sindaco laico”, così come dispiace e delude moltissimo quella sua riflessione, che è infondata in ogni punto e sotto ogni profilo, tranne quello religioso appunto, perché quel comunicato, a leggerlo con attenzione, ha un senso solo se letto con quella chiave.

Infatti non v’è nulla che possa essere invocato per legittimare una posizione diversa, tantomeno istituzionale, perchè prima di ogni prassi, prima di ogni tradizione, religiosa o meno, prima di ogni “voto”, e prima di ogni e qualsiasi documento storico, addirittura precedente all’unificazione d’Italia, prima di tutto v’è da osservare la Carta Costituzionale ed i principi fondamentali della Repubblica Italiana.

Naturalmente le stesse osservazioni valgono nei confronti dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine, del Presidente del Consiglio Comunale, degli Assessori, dei Consiglieri comunali e di ogni e qualsiasi altra espressione della Pubblica Amministrazione dall’analoga condotta.
Tutti questi infatti, per gli stesi motivi, avrebbero dovuto e/o dovrebbero astenersi dal partecipare in veste ufficiale alle celebrazioni religiose, ben potendolo fare da cittadini: dovrebbe essere questo il modo giusto e corretto con cui manifestare la propria fede religiosa, non altro.
Così come le stesse argomentazioni sono utili per contestare quella delibera del consiglio comunale con cui, nel 2009, all’unanimità dei consiglieri, Barletta, è stata proclamata Città di Maria.
Una delibera vergognosa che ha annegato nel clericalismo cattolico ciò che era rimasto, fino a quel momento, di ogni profilo laico del Comune di Barletta, nel consenso più assoluto, anche di quelli che forse, gli scritti di Carl Marx, avrebbero dovuto leggerli davvero, e con molta attenzione.
Stato e Chiesa hanno delle dimensioni distinte, Istituzioni e religione operano su piani diversi, ed è amarissimo doverlo evidenziare, perchè dovrebbero essere dei principi pacificamente acquisiti da tempo, e siamo nel 2014.
La verità è che purtroppo siamo ancora una società confessionale, soprattutto nel meridione d’Italia, e tali sono tutte le sue espressioni sia politiche, sia istituzionali, che proprio per questo motivo hanno necessità di presenziare ai suoi riti religiosi, per rafforzare questo legame genetico, per rievocarlo, e per captare, di questa società clericale, la benevolenza ed il  consenso elettorale.
Diversamente opinando, proprio in ragione della libertà di valutazione e d’azione di cui avrebbero goduto, la politica, le Istituzioni, i Carabinieri, e la Polizia in alta uniforme, sarebbero ben rimaste all’interno del proprio perimetro, nella laicità, lasciando le processioni, i riti, e le celebrazioni eucaristiche, ai religiosi ed agli autentici credenti, così come in effetti dovrebbe essere, in una realtà ideale, corretta e perfetta.
I benefici, in questo caso, sarebbero diffusi, soprattutto in termini di evoluzione sociale, culturale, etica e politica.
L’ulteriore rammarico è che lo stesso Pontefice avrebbe potuto e dovuto essere di esempio, e spero davvero che posa esserlo per il futuro.

Il Papa infatti, nel marzo del 2013, al termine di un’udienza con i giornalisti, modificando il protocollo ha evitato di intonare la classica e solenne benedizione apostolica, sostituendola con una “benedizione silenziosa”, proprio per rispetto nei confronti dei non credenti o dei credenti di altre religioni, che tra i giornalisti, c’erano.
"Vi avevo detto che vi avrei dato di cuore la mia benedizione” – ha detto Francesco in quella circostanza - “molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti. Di cuore imparto questa benedizione, nel silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno".

Quello del Papa è stato un gesto di correttezza, di umiltà e di sensibilità straordinaria, che dovrebbe essere di esempio per tutti e che di certo fornisce l’interpretazione più autentica della cristianità, che è diversa dal cattolicesimo, ma questa, è un’altra storia.

Cosimo D. Matteucci
cittadino e cristiano

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