A distanza di un anno dalla
mia nomina di assessore alle Politiche Sociali e di Vicesindaco ritengo che la
passione con cui ho operato sino ad oggi, non mi ha mai abbandonato nonostante
gli innumerevoli e incresciosi episodi che si sono avvicendati in questo ultimo
periodo.
È un lavoro che
comporta per tutti coloro che operano nel settore delle politiche sociali pesanti
sacrifici in termini anche personali perché è in atto un ulteriore ridimensionamento dell’ufficio, che a partire
dai primi giorni di agosto vedrà una unità in meno di assistenti sociali ed
un’altra nel gennaio del 2015. Nonostante tutto, si continua a lavorare
alacremente per rispondere con serietà e professionalità alle fitte richieste
di aiuto che quotidianamente giungono ai servizi sociali.
Siamo perfettamente
consapevoli che la crisi economica ha devastato la gente, le famiglie e
cittadini che non avrebbero mai pensato di rivolgersi alle istituzioni. Ma le
pretese devono essere rispettose del
vigente disciplinare che il Comune ha adottato.
L’ultimo episodio di
aggressione ai danni della dirigente del mio settore - dott.ssa Santa Scommegna
- la dice lunga sul clima che si è creato e deve far riflettere tutti, facendo
dire all’unisono “ora basta”: il limite
è stato oltrepassato.
La città deve sapere
che chi non ha diritto non può vantare nessun sussidio, quando non si hanno i
requisiti previsti è perfettamente inutile minacciare, la legalità deve
emergere, l’eccessiva tendenza di assistenzialismo, di chiedere aiuti pubblici,
anche quando non ci sono le condizioni o non si vuole cogliere un percorso
d’integrazione sociale proposto dagli assistenti sociali, ha di fatto creato
sacche di illegalità diffusa, incancrenita, credo che da qualsiasi cittadino
onesto non più essere tollerata.
Un anno fa qualcuno mi
chiedeva che Barletta avrei voluto, a quella domanda io continuerò sempre a
rispondere nello stesso modo. Vorrei una città solidale, una città in cui
ognuno si faccia carico dell’altro, dove vengono stanati i furbi, i prepotenti,
i denigratori delle istituzioni, una città delle persone che con dignità fanno
il loro dovere per rendere esigibili i diritti di cui hanno bisogno.
Sconfiggere
l’illegalità significa esporsi, non tutelare questo o quello perché portatore
di voti, quel voto è sporco, è infangato e non educativo, perché danneggia
l’immagine di chi si è messo al servizio della città senza chiedere nulla in
cambio. Il diniego del privilegio o la contestazione fanno forse
inconsapevolmente scatenare una veemenza incontrollabile e mai da giustificare.
Alla dirigente
Scommegna va tutta la mia solidarietà, non solo nel mio ruolo istituzionale, ma
personale, come amica e donna. Alle forze dell’ordine, invece, un sentito
ringraziamento perché se la loro presenza non fosse stata costante ogni volta
che si sono verificati simili, spiacevoli episodi, la situazione avrebbe potuto
degenerare.
Inviterei pertanto a riflettere su questi sgradevoli episodi che
certamente non qualificano Barletta. Non ho sentito la città, i partiti, i sindacati, la società
civile indignarsi e allora mi chiedo: il silenzio in questo caso è una forma di
rispetto o di approvazione per quanto è successo?
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