Precarietà è il termine abusato per indicare condizioni di
incertezza, di provvisorietà quindi di assoluta impossibilità di
programmazione, di organizzazione e di visione. Se fino ad ora il concetto di
precarietà è praticamente stato sempre associato ad una particolare condizione
di incertezza dal punto di vista lavorativo ed occupazionale ormai il fenomeno
si è così diffuso al punto da essere entrato oltre che nel gergo e nel
linguaggio comune anche in tantissime altre situazioni e condizioni sociali,
burocratiche ed amministrative ed ecco che precarietà significa anche
insufficienza ed approssimazione nella gestione della cosa pubblica.
A proposito del versamento di
tasse e tributi locali, ad esempio, qualcuno continua a pensare che ci sia un
tesoretto che le imprese posseggono e che sia anche infinito quindi si crede
che qualsiasi improvvisazione possa essere sopportata senza conseguenze ma questo
è profondamente sbagliato ed ingiusto quindi la cosa che più di ogni altra
chiedono le Imprese a questo sistema burocratico e politico-dirigenziale
italiano e locale è CERTEZZA che esiste quando esistano affidabilità
istituzionale e capacità di governance: proprio tutto quello che è sempre meno
e che spinge le imprese, esattamente come stanno facendo da molto tempo i
nostri giovani e molte famiglie italiane, ad andarsene a gambe levate da questa
realtà quindi vanno bene le Canarie ma anche il Congo o altro Paese che si
pensava fosse sottosviluppato rispetto al nostro ma che pare ci abbia
addirittura superati.
A proposito di improvvisazione e
di incertezza ci chiediamo: è così difficile pensare che un’azienda all’inizio
dell’anno o meglio alla fine dell’anno precedente ha bisogno di sapere per
tempo l’entità del carico fiscale e tributario che deve sostenere nell’anno
successivo per decidere se andare avanti o chiudere anche in funzione di
questo? E’ così difficile quindi pensare che le imprese hanno bisogno di
certezze? E’ difficile capirlo da parte di politici, amministratori,
sindacalisti e governatori?
A quanto pare dovrebbe veramente
essere difficile se è vero come è vero che tale difficoltà si trasforma in
reiterate provvisorietà quindi ulteriori incertezze e perdita di credibilità.
Nello specifico oggi ci occupiamo
della nuova, ennesima invenzione linguistico/concettuale che si chiama TARI
cioè Tributo Comunale sui Rifiuti e sui Servizi, in vigore dal 1° gennaio 2014.
Tralasciamo la disquisizione sul concetto di servizi ai cittadini e alla
comunità che per molti amministratori locali significa l’organizzazione di
concertini e festicciole di quartiere utili a distrarre le menti altrimenti
occupate e riflessive per annientarle completamente e definitivamente ed
entriamo nel merito delle decisioni assunte a proposito della nuova invenzione
tributaria ed impositiva. La Tari, esattamente come lo era stata la precedente
Tares lo scorso anno è anch’essa intrisa di provvisorietà e di precarietà al
punto che non si sa quanto ci costerà e questo, ve lo assicuriamo, non è un
dato da poco ed è la massima dimostrazione di inefficienza e non ci riferiamo
solo ad aspetti locali ma anche centrali.
Il comune di Andria, ad esempio,
in attesa dell’approvazione delle nuove tariffe per l’anno corrente, ha
stabilito, sempre operando in totale e completa autonomia, violando
ripetutamente e anche questa volta il suo massimo strumento guida cioè lo
Statuto Comunale quindi dimenticando che ci sono anche realtà associative riconosciute
dallo stesso Statuto che devono fornire i pareri obbligatori anche su questi
provvedimenti e che non sempre sono solo e soltanto associazioni costituite ad
hoc in modo scientifico e strategico, sotto la guida di teste lucide, per gli
accaparramenti e le spartizioni del momento, di procedere alla riscossione
delle rate di acconto Tari pari al 75% della Tares dovuta per il 2013 cioè di
quella Tassa che lo scorso anno venne riscossa, in verità in percentuali tutte
verificabili rispetto ad un altissimo tasso di mancato versamento che ancora oggi non è stato riscosso anche
perché ancora non sono stati inviati i solleciti cosiddetti “avvisi bonari”
senza alcuna maggiorazione se non il solo costo della raccomandata, sulla base
del calcolo del 70% della vecchia Tarsu versata nel 2012.
Quindi precarietà su precarietà,
fino alla fine.
In pratica ad Andria accade che
in conseguenza della Deliberazione del Consiglio Comunale n. 29 del 30
giugno 2014, si procederà al pagamento delle rate di acconto Tari per l’anno
2014, calcolato sul 75% della Tares dovuta per l’anno 2013 con la prima rata
(25%) in scadenza pagamento al 31/08/2014, la seconda rata (25%) in scadenza al
31/10/2014, la terza rata (25%) in scadenza al 30/12/2014 e la “quarta
rata sorpresa” (saldo/conguaglio) in scadenza al 28/02/2015.
Poiché quindi “la quarta ed ultima rata sorpresa”, quella famosa di cui nessuno conosce oggi né entità né peso, in attesa dell’approvazione del relativo regolamento e delle nuove tariffe per l’anno corrente, sarà versata entro il 28 febbraio 2015 le imprese che vogliano fare un bilancio di previsione di costi aziendali per l’anno 2014 magari per decidere se andare avanti con la propria attività in Italia o ad Andria o sottoscrivere immediatamente un bel contratto Gran Canaria con gli amici organizzatori dell’espatriata aziendale di massa, non possono e non potranno farlo perché siamo tutti pazientemente “in attesa dell’approvazione del relativo regolamento e delle nuove tariffe per l’anno corrente”.
Poiché quindi “la quarta ed ultima rata sorpresa”, quella famosa di cui nessuno conosce oggi né entità né peso, in attesa dell’approvazione del relativo regolamento e delle nuove tariffe per l’anno corrente, sarà versata entro il 28 febbraio 2015 le imprese che vogliano fare un bilancio di previsione di costi aziendali per l’anno 2014 magari per decidere se andare avanti con la propria attività in Italia o ad Andria o sottoscrivere immediatamente un bel contratto Gran Canaria con gli amici organizzatori dell’espatriata aziendale di massa, non possono e non potranno farlo perché siamo tutti pazientemente “in attesa dell’approvazione del relativo regolamento e delle nuove tariffe per l’anno corrente”.
Oltre agli aspetti legati alla
buona politica e all’efficienza amministrativa che tutte le nuove norme ormai
sin dal prossimo anno stravolgeranno richiedendo quale requisito
imprescindibile ad amministratori pubblici e burocrati comportamenti e
competenze che non potranno più essere frutto di improvvisazione pena il
dissesto sicuro e la responsabilità personale, come previsto dalle nuove norme
sulla gestione dei bilanci pubblici, sull’anticorruzione, sulla nuova normativa
per gli appalti e tutto il resto che richiederà competenza ed efficienza quindi
dovrebbe finire la corsa alle poltrone per scaldasedie e alzamani, lo scorso
anno proprio sulla base della scelta di optare per “l’anticipazione
incerta" si ebbero situazioni paradossali quindi ad esempio dalle tariffe
ministeriali risultò che gli ambulanti dovevano pagare per la Tares 2013 molto
di meno rispetto alla Tarsug del precedente anno 2012 e l’aver calcolato gli
acconti sulla base del tributo versato nel 2012 ha creato una condizione di
assoluto caos e di illegittimità, anche Costituzionale, perché gli esercenti
sono stati costretti a pagare somme che oggi noi sindacati stiamo chiedendo a
rimborso in quanto enormemente maggiori rispetto alle tariffe Tarsug 2012 che
per questa categoria si rivelarono essere esponenzialmente inferiori al
contrario di altre categorie che videro aumenti fino al 600-900 per cento
rispetto alla Tarsug. Gli Enti di riscossione incassarono con molto piacere ed
oggi si è in attesa dei rimborsi che in verità avrebbero dovuto essere
effettuati “d’ufficio” ed in “autotutela” ma anche in questo caso la Legge non
esiste mentre per pagare quelle anticipazioni ingiuste e quindi non dovute,
molti esercenti dovettero anche fare ricorso a prestiti esterni sperando che
non abbiano anche intrapreso “le vie non convenzionali” in barba alla
prevenzione dell’illegalità e lotta alla criminalità che invece vengono anche
alimentate da questi provvedimenti così pacchiani che in fondo sono anche
responsabili della disperazione e dell’esasperazione che spesso sono alla base
dell’illegalità e forse anche l’istigazione a qualche suicidio di troppo ma
questa è altra storia di cui potremmo anche parlarne in altro momento più
approfonditamente vista la serietà dell’argomento.
Non sappiamo quanto ancora
costerà in definitiva alle imprese, alle piccole e medie imprese commerciali ed
artigianali, questa nuova batosta che sicuramente tende all’aumento ma quello
che chiedono le aziende è di saperlo al più presto perché di fronte a morte
certa, evitare una lunga agonia è sempre un gesto di grande umanità ma la
politica ed i burocrati di umano spesso hanno poco o niente.
Il
Presidente
f.to Savino Montaruli
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