In merito alla chiusura o declassamento dei Pronto Soccorso presenti nei comuni pugliesi, il sindaco di Canosa, Ernesto La Salvia, ha illustrato nel dettaglio le preoccupanti novità che potrebbero essere introdotte dalla configurazione della nuova “Rete Emergenza urgenza ospedaliera e territoriale” (approvata dalla Giunta regionale il 28 ottobre scorso), nel corso della Conferenza stampa che si è tenuta questa mattina, 4 novembre 2014, a Palazzo di Città.
“La mancanza dei Pronto Soccorso nel territorio diventa pericolosa per la salute dei cittadini – ha dichiarato il primo cittadino -. Il primario filtro capace di identificare il paziente che ha bisogno di cure, che ha bisogno di essere ricoverato, da quello che può fare ricorso alle strutture del territorio, non può essere depotenziato!Piuttosto, per gestire al meglio gli scarsi posti letto rimanenti, dovrebbe essere rinforzato e dotato di strumenti capaci di gestire il paziente fino a 24 – 48 ore onde evitarne il ricovero improprio”.
“Dopo una attenta valutazione di quanto reso noto dalla Regione Puglia, confrontato con analoga normativa pregressa, relativamente alla nuova “Rete Emergenza urgenza ospedaliera e territoriale” – ha detto il sindaco Ernesto La Salvia -, appare chiaro che, nel decidere della permanenza o meno di un Pronto soccorso, sia stato dato peso preponderante ad un dato strettamente tecnico: il numero degli accessi alle strutture ed il codice di accesso di “Triage”, segno della gravità della patologia del paziente. Con tale metodica i Pronto Soccorso della Bat passano da 5 ad 1 ed il totale regionale da 27 a 10! Eppure i tecnici interpellati sanno bene che il codice di gravità non è attendibile se attribuito dal medico e non dall’infermiere triagista, peggio se in uscita (dopo la visita e gli accertamenti!) e non all’ingresso.
“Questi parametri non possono assolutamente decidere della permanenza dei Pronto Soccorso – ha ribadito La Salvia -, né si può pensare che, poiché i codici verdi sono percentualmente i più rilevanti (i casi meno gravi, ndr), gli stessi possano essere gestiti tutti quanti dai soli 10 Pronto Soccorso residuali presenti nell’intera Regione. Un “punto fisso di primo intervento”, infatti, che dovrebbe sostituire l’attuale Pronto Soccorso, avrebbe una disponibilità di competenze mediche e di diagnostica limitate ad una parte della giornata, non consentendo la presa in carico e la gestione del paziente senza il trasferimento dello stesso, già nella fase diagnostica, verso il Pronto Soccorso di riferimento. E questo si realizzerebbe in tutti i casi nei quali gli accessi alla struttura sono compresi tra seimila e ventimila all’anno; al di sotto dei seimila, invece, non resterebbe in ogni caso che caricare il paziente in ambulanza e portarlo al Pronto Soccorso più vicino. Con conseguenze immaginabili.
Inoltre, non si capisce quale “magia” potrebbe trasformare con un colpo di bacchetta le strutture esistenti già in affanno (affogate dell’elevato numero di accessi, dalla scarsità di personale e dalla mancanza dei posti letto) in efficienti luoghi di soccorso per un numero di pazienti che si eleva da un giorno all’altro di migliaia di unità. Quello che ci consola è che al momento non ci sono disposizioni attuative che realizzino quanto prospettato; qualcuno lo ha confuso con un “taglio agli sprechi”, ma in realtà è più semplicemente un “vaneggiante” tentativo di riorganizzazione ospedaliera”.
“Siamo ansiosi di leggere – ha concluso – come saranno descritte e definite le strutture e la dotazione di competenze previste negli ospedali sede di dipartimento sia di 1° (spoke) che di 2° livello (hub)”. Per il momento sappiamo solo che un ospedale come quello di Foggia o di San Giovanni Rotondo (un HUB, già DEA di 2° livello), magari al posto di tutti quelli presenti, questa provincia non lo avrà mai: deve avere infatti un bacino di utenza tra 600.000 ed 1.200.000 residenti. Troppi per i 390.000 della BAT”.
Al termine della Conferenza stampa, alla quale hanno preso parte anche alcuni rappresentanti del “Comitato spontaneo cittadino a difesa dell’ospedale di Canosa B619”, tra cui il presidente Marco Tullio Milanese, il sindaco ha inviato all’assessore regionale alle Politiche della Salute, Donato Pentassuglia, una lettera.
“Preoccupati delle ripercussioni che la stessa avrebbe, qualora attuata, su questi territori e convinti che derivi da una erronea valutazione dei numeri relativi agli accessi – si legge nella nota del primo cittadino – con la presente siamo a chiederLe di non attuare quanto previsto poiché la mancanza o il depotenziamento dei presidi di Pronto Soccorso sul territorio procurerebbe nocumento alla salute dei cittadini. Con l’auspicio che la presente richiesta abbia accoglimento, a tutela della salute dei cittadini pugliesi, resto in attesa di essere ricevuto quando riterrà più opportuno”.
“Preoccupati delle ripercussioni che la stessa avrebbe, qualora attuata, su questi territori e convinti che derivi da una erronea valutazione dei numeri relativi agli accessi – si legge nella nota del primo cittadino – con la presente siamo a chiederLe di non attuare quanto previsto poiché la mancanza o il depotenziamento dei presidi di Pronto Soccorso sul territorio procurerebbe nocumento alla salute dei cittadini. Con l’auspicio che la presente richiesta abbia accoglimento, a tutela della salute dei cittadini pugliesi, resto in attesa di essere ricevuto quando riterrà più opportuno”.
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