Come si fa a non
essere preoccupati per le condizioni politiche e organizzative in cui
l'Amministrazione è costretta ad operare? La situazione è
"insostenibile" in primo luogo per chi ha l'onere - oltre che l'onore
- di guidare il Comune tra "assenze", "sordità",
"stalli burocratici", "teatrini" e veti politici", per
richiamare solo alcune delle crude espressioni con cui una delle componenti
della maggioranza ha chiesto "un definitivo ed improcrastinabile
chiarimento politico-amministrativo". Bene, faccio mia questa
esigenza. E chiedo a mia volta che non si perda ulteriore tempo: se questa è la
realtà, ciascuno è in grado di valutare le responsabilità proprie e quelle
altrui, verificare le cause e gli effetti, avvertire l’urgenza, soprattutto
scegliere se e come essere conseguenti nel far fronte - con lealtà e coesione nella maggioranza, e,
tra maggioranza e opposizione, con reciproco rispetto istituzionale - alle
criticità persistenti e al cambiamento necessario. Senza giocare allo scavalco
o, peggio, allo scaricabarile, ma dando conto dei rispettivi comportamenti, e
delle conseguenze che inevitabilmente rischierebbero di delegittimare non solo
l’Amministrazione ma l’intera coalizione e l’insieme del Consiglio comunale. A
meno che non si punti proprio allo sfascio. In tal caso, è giusto che i
cittadini ne siano avvertiti.
Tanto più si impone
una riflessione franca, a partire dalla semplice cronaca degli ultimi giorni. Venerdì
scorso, prima ancora dell'apertura dei lavori dell'ultimo Consiglio comunale,
quindi al di là della verifica formale sulla capacità (o volontà) della
maggioranza di assicurare l'autosufficienza del numero legale, avevo avuto
l'"umiltà politica" - mi ero espresso esattamente in questi termini -
di rivolgere alle opposizioni l'appello a partecipare ai lavori. Non per
sopperire ai costanti vuoti nei banchi della maggioranza, ma proprio per il
carattere generale, e non di parte, delle decisioni che si era chiamati ad
adottare.
Non è meno doverosa, credo, la responsabilità istituzionale delle
opposizioni di misurarsi con il primato del bene pubblico, anche se è comodo
invocare le dimissioni del sindaco e disertare il campo delle proposte e del
confronto.
In quel Consiglio
comunale solo un gruppo, quello socialista, e una consigliera che da qualche
tempo si è distaccata da una opposizione sterile, hanno avvertito l'esigenza di
corrispondere alla "cortesia istituzionale" assicurando la propria
presenza e consentendo almeno l'approvazione dei provvedimenti considerati più
di interesse collettivo. La minoranza di centrodestra, invece, è sfuggita
davanti alla condivisione di responsabilità generali, con un atto che può
apparire - specularmente all' “umiltà” professata - di "arroganza
politica".
Tant'è: la vita
democratica è scandita da momenti elettorali in cui ognuno è chiamato a dar conto
degli "stracci" di casa propria. Personalmente ritengo che la
comunità cittadina meriti di più: non strumentalizzazioni ma assunzioni di
responsabilità su problemi annosi, irrisolti anche a causa di logiche e
interessi particolari, oltre che per l'indifferenza ai limiti e ai vincoli in
cui sono costrette ad operare le amministrazioni pubbliche.
Credo che questa
realtà, ben nota a chi ricopre responsabilità pubbliche, valga a maggior
ragione rispetto alle questioni di “trasparenza”, di
"incompatibilità" se non di "conflitto di interesse" per
gli incarichi affidati a questo o quel dirigente sollevata negli stessi
frangenti. Ci si deve pur misurare con un apparato amministrativo condizionato
da organici bloccati (5 dirigenti sui 15 di una volta), competenze frammentate
(per il mancato turn over ai più vari livelli) e procedure complesse e mutevoli
(come quelle che hanno indotto a revocare un avviso di mobilità volontaria), per
non dire dell’affanno, delle tensioni e - perché no - dei rischi che gravano
sui dirigenti al punto da indurre persino alla rimessa dell’incarico.
I necessari e
opportuni correttivi non possono che fare perno sulle norme attivabili, sulle
risorse finanziarie recuperabili, sulla riprogrammazione del fabbisogno di
personale, sugli interventi di innovazione. Altrimenti, la macchina
amministrativa rischierebbe di ingolfarsi anziché essere rimessa in
carreggiata.
Ma non è mai troppo
tardi, come si dice, per recuperare coerenza e autorevolezza alla funzione
pubblica e alla stessa dialettica politica. Guardando al merito dei problemi. Non
con la logica dei due tempi, ma qui e
ora.
Personalmente non
faccio finta di niente, e se debbo proprio girare la testa vorrei guardare avanti,
non indietro: il passato pesa, semmai, sui debiti fuori bilancio e i
provvedimenti incompiuti su cui il Consiglio comunale è chiamato ancora a
pronunciarsi. Ho già detto che non diserto il campo, anche a costo di dover
affrontare incomprensioni e disimpegni. Chi crede che la politica non debba mai
regredire, sa che si può essere chiamati a pagare anche questi prezzi. Ma appartiene
all’etica del dovere lo stesso richiamo alla chiarezza che ripropongo alle
forze politiche, sociali e culturali perché il confronto abbia al centro gli
interessi della città. Si apra, dunque, alle scelte per il risanamento, la
salvaguardia dei servizi pubblici essenziali, la bonifica e la rigenerazione
del territorio, il rilancio della economia, la valorizzazione del patrimonio
storico, culturale e ambientale.
Su questo terreno
l’Amministrazione sta provando a segnare una inversione di tendenza, consapevole
di limiti propri e di obbiettive difficoltà. Per superarle con soluzioni di
qualità: chi ritiene di averne di migliori e ha l’interesse e la capacità di
mettere in campo professionalità più elevate ed equilibri più avanzati, può ben
prospettarli ai cittadini che continuano a lanciare segnali di consapevolezza,
prima ancora che a un sindaco interessato al sostegno di una coalizione che sa
rispettare il mandato elettorale.
La sede non manca: il
Consiglio comunale, innanzitutto. Si riempiano quei vuoti, si discuta, ci si
confronti. Incalza, peraltro, una occasione determinante: il bilancio. Era
stato chiesto all'Amministrazione di evitare un'altra gestione amministrativa
per dodicesimi, che inevitabilmente costringe l’azione pubblica a rallentare
piuttosto che correre. Ebbene, la giunta ha approvato il bilancio di previsione
per tempo, e ora attende che sia esaminato in Consiglio comunale. Diventi,
insomma, questa la cantina di tornasole della capacità di coesione politica. Senza
pregiudiziali, ma nemmeno pregiudizi, tanto più che un'amministrazione decade
automaticamente se non supera questa prova di verità. Chi condivide la volontà di un riscatto
dell'azione politica, se ne assuma la responsabilità. Altrimenti si rischia
solo di “azzerare” la credibilità del cambiamento possibile.
Sindaco di Barletta Pasquale Cascella
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