Caro Savino,
abbiamo seguito le vicende inerenti lo sciopero dei fruttivendoli andriesi ed abbiamo visto ed ascoltato un servizio passato sulla emittente Telesveva redatto dal giornalista barlettano Roberto Straniero. Di certo sai bene di cosa parliamo.
Il servizio parte dal racconto di una presunta contestazione verbale subita della troupe di Telesveva ad opera dei fruttivendoli andriesi, ma poi prosegue prendendo tutt’altra piega dando inizio ad una lunga serie di insulti, calunnie e illazioni, che solo maldestramente nascondono un’aggressione alla tua persona, nel tentativo di negare il tuo ruolo istituzionale e di ciò che esso rappresenta per la città di Andria.
La prima considerazione che abbiamo fatto è stata quella di rilevare una grossolana contraddizione del servizio andato in onda. O è vero che ti sei autoproclamato rappresentante dei fruttivendoli, o è vero che sono stati questi a conferirtene l’incarico e carta canta.
Ho la sensazione che il giornalista abbia voluto evitare in tutti i modi di confrontarsi con il “Venduti” gridato dalla folla.
Che gli sia sembrato più agevole coprire come un rumore di fondo (come si usa in ambito televisivo) le voci del popolo, spostando l’attenzione dei telespettatori dal fulcro dell’accadimento, con quella valanga di fango e la consistente lista di sciocchezze sul tuo conto profuse, come non bastasse, con un linguaggio scostumato e un umorismo di bassa lega?
Ma sorvoliamo sui contenuti del servizio che, tanto, si commenta da solo.
L’intento di questa nostra, caro Savino, è quello di abbracciarti nella solidarietà e di dirti che non sei solo. Che siamo tanti! Che siamo parte di un cambiamento che è già nell’aria e che permea tutto e tutti. Che c’è chi è capace di distinguere, di discernere, di comprendere.
Siamo certi che tu abbia la nostra stessa consapevolezza.
L’Italia è stufa di questa gentucola e delle sue bassezze. E’ stufa dei politici condannati per vari reati che restano incollati alle proprie poltrone, è stufa della cocaina in Parlamento, delle puttane in casa del Premier, delle mazzette, delle collusioni con le mafie e dei “sistemi paralleli”.
E’ stufa delle scorciatoie, dei clientelismi. E’ stufa di “sistemi” improduttivi per i più.
Gli andriesi? da buoni italiani sono stufi anch’essi!
Sono stufi perchè evidentemente il tempo dei “piccoli” è finito. E’ finito il tempo degli uomini piccoli, è finito il tempo dei politici piccoli.
E’ finito il tempo dei giornalisti piccoli; di quelli capaci di puntare il dito su chi si “gonfierebbe come un bue rimanendo una rana” pur restando barricati fra le mura del proprio ufficio negando di fatto la possibilità di un contraddittorio.
Ciò che è accaduto, caro Savino, è traducibile in un misfatto. E’ stata usata la stampa per fare del male in modo consapevole e violento.
Avrà forse creduto che si potesse attuare con te, in “piccolo” s’intende, il “Metodo Boffo”? Che non si sia fatto per vanità? Quella che si attribuisce agli altri? Che non si sia fatto nel patetico tentativo di accostare il suo nome a quello di giornalisti di ben altra statura?
Tale tentativo ricorda uomini piccoli; di quelli che brancolano nel buio nel tentativo di emulare qualcun altro.
Risultato? Il Metodo Boffo diventa un tentativo goffo e tuttavia insopportabile.
Concludiamo citando un intervento del Direttore dell’Avvenire che, proprio sul tema Boffo, asseriva: «su ognuno di noi cronisti grava il peso del giudizio dei lettori e - se e quando norme e limiti vengono calpestati - degli altri nostri giudici naturali».
Poi prosegue: «Del metodo Boffo si parlerà nelle scuole di giornalismo, come un uso improprio dell'informazione per fare killeraggio mediatico. Non importa se i fatti siano veri, l'importante è che siano verosimili. Facciamo un uso improprio dei giornali per battaglie politiche, per delegittimare».
Infine asseriva: «noi siamo in una fase in cui sta cambiando qualcosa nel Paese. Io la considero una crisi di sistema perchè sta toccando pesantemente le istituzioni e non solo i partiti, e in questo momento i giornali dovrebbero riuscire a dire cose alla gente oltre al frastuono».
«Forse è tempo - concludeva - che i giornalisti facciano i giornalisti e basta».
Ti salutiamo, Savino, ribadendoti la nostra vicinanza e rinnovando la stima per la tua persona ed il tuo lavoro, anche nella nostra Associazione.
In ultimo, certi che un avvenimento di questa gravità non passi inosservato, ci riferiamo all’intervento del giornalista, auspichiamo che la questione finisca quanto meno e quanto prima sottoposta al giudizio dell’Ordine Professionale dei Giornalisti.
i Giovani Studenti di “Io Ci Sono!”
Nessun commento:
Posta un commento